Grandinata devasta i meleti di Bianzone: danni fino al 100%, frutticoltori in difficoltà

La violenta grandinata che sabato ha colpito la Valtellina ha causato gravi danni ai meleti della zona di Bianzone, con conseguenze pesantissime per le aziende agricole locali. A lanciare l’allarme è il produttore Federico Polinelli: «La grandine non guarda in faccia nessuno – avverte – e senza difese efficaci, l’agricoltura in montagna rischia di non avere futuro»

Sondrio

Frutti ammaccati, lacerati, caduti a terra. Sono stimati tra l’80% e il 100% i danni causati ai meleti della zona di Bianzone dalla grandinata intensa di sabato, la prima della stagione, che con l’incursione di aria fredda da Nord ha dato vita a un fenomeno diffuso pressoché su tutta la Valle, ma che ha avuto ripercussioni differenti sul territorio. Le aree più colpite sono state quelle della zona di Bianzone fino al confine con Villa di Tirano e la fascia medio alta della Sassella. E se subito all’indomani dell’evento meteorologico è stata la Fondazione Fojanini a fare la conta dei danni sentendo frutticoltori e viticoltori, ora è la voce di Federico Polinelli, produttore di mele a Bianzone a testimoniare la situazione dopo il violento temporale di grandine.

«Coltiviamo principalmente mele e mirtilli a Bianzone – racconta -. Sabato pomeriggio stavamo lavorando e, tra le 17 e le 18, è arrivato un temporale inizialmente accompagnato da pioggia. Poco dopo, però, si è scatenata un’ondata di grandine imprevista. Credevamo che non ci avrebbe colpiti, invece ha investito la zona di San Martino sopra Bianzone, tra Bianzone e Villa, scendendo dalla montagna verso sud-ovest. I danni più gravi si sono concentrati nella parte alta, vicina al paese di Bianzone, con una striscia continua che ha attraversato il territorio colpendolo in pieno».

La fase delicata colturale delle mele in atto, a differenza delle viti, ha reso i frutti particolarmente vulnerabili. Soprattutto nella parte più alta. «Le nostre coltivazioni più colpite sono le mele Golden, Red e Gala – spiega ancora Polinelli -, anche se quest’ultima è situata a quote più basse e quindi risulta meno danneggiata. Nelle zone più colpite, la grandine ha distrutto dall’80% al 100% dei frutti, facendoli cadere a terra. Salendo verso Teglio, i danni sono leggermente inferiori, ma comunque molto rilevanti. Le stime attuali potrebbero essere addirittura al ribasso, perché nei prossimi giorni potrebbero emergere ulteriori ammaccature e danni che non sono immediatamente visibili». Se l’uva con i suoi acini a granello di pepe in questa fase fenologica cicatrizza e il resto ha ancora tutto il tempo di svilupparsi, non è così per le mele: quelle colpite sono perse. «L’unica soluzione per evitare che simili disastri si ripetano è implementare le reti antigrandine – dice l’agricoltore -. Nella mia azienda ne ho già installate in parte, ma si tratta di investimenti importanti, e purtroppo non erano posizionate nelle zone colpite questa volta. Grazie agli incentivi disponibili, ora sarà possibile estendere le protezioni, anche se dobbiamo fare i conti con alcune limitazioni, come le aree soggette a vincoli paesaggistici dove le reti non possono essere installate». Serve un aiuto da parte delle istituzioni e della comunità.

«Situazioni come queste mettono in ginocchio intere coltivazioni in pochi minuti – conclude Polinelli -. Servono politiche di sostegno più incisive e una semplificazione burocratica per consentirci di proteggere il nostro lavoro. La grandine non guarda in faccia nessuno, e senza adeguate difese, il futuro dell’agricoltura qui è a rischio».

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