
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 31 Luglio 2025
I giovani della Diocesi di Como accolti a Gubbio, poi l’arrivo a Roma
Prima di giungere a Roma, i giovani hanno fatto tappa a Gubbio, dove hanno ricevuto un caloroso benvenuto e un importante messaggio dal cardinale Cantoni.
Roma
«Ormai la meta è vicina: siete partiti qualche giorno fa dalla vostra terra e ora si va verso Roma. La tappa eugubina è finita e vi ringraziamo per la vostra presenza: è stato bello aprire la nostra porta per accogliere tanti fratelli».
Ha esordito così monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio e Città di Castello nell’omelia della celebrazione che ha segnato l’esatta metà del viaggio di oltre duecento ragazzi della Diocesi di Como verso la Città eterna, in occasione del Giubileo dei giovani. Un’esplosione di colori nel duomo dei Santi Mariano e Giacomo per la messa presieduta dal cardinale Oscar Cantoni e concelebrata dall’ordinario del luogo e da don Mirko Orsini, vicario generale di Gubbio, insieme ai quattordici sacerdoti che stanno accompagnando la comitiva lariana e valtellinese.
Dopo la tappa a Ravenna, pensata per dare il via al cammino con la bellezza dei mosaici, e il passaggio in Umbria, terra intrisa di storia, arte e spiritualità, con il pellegrinaggio a piedi da Valfabbrica ad Assisi, i giovani dei quattro pullman della Diocesi sono arrivati a Roma, in tempo per partecipare alla festa degli italiani in piazza San Pietro. Non prima tuttavia di aver ricevuto il mandato dal vescovo Cantoni nella cattedrale eugubina.
«Quando si viene a Gubbio, si ricorda l’episodio di San Francesco che ha ammansito il lupo. E questo lupo, in fondo, ancora oggi tante volte è dentro di noi: pensiamo all’aggressività che ci fa esplodere e che buttiamo fuori con gli amici, in famiglia», la riflessione del cardinale. «Ma il Signore ci vuole miti testimoni del suo cuore: per farlo non dobbiamo dare spazio al lupo che abbiamo dentro, ma serve far emergere l’Agnello che vive in noi».
A esprimere sincero apprezzamento alla Diocesi di Gubbio è stato don Pietro Bianchi, direttore del Centro per la pastorale giovanile vocazionale di Como. «Con il cuore pieno di gratitudine, rinnoviamo il nostro grazie a questa Chiesa diocesana, al vescovo Luciano, a tutti i giovani che hanno coordinato l’accoglienza. Prima di arrivare a Roma, abbiamo già trovato porte spalancate qui: siamo davvero grati e contenti», ha detto.
Come detto, però, «siamo in cammino: la meta non è qui. E allora riprendiamo i nostri zaini», ha aggiunto monsignor Paolucci Bedini. «Roma è già piena: chissà se quando saremo a Tor Vergata, qualcuno si chiederà se tutti questi giovani sono discepoli di Gesù. Questo cammino è esaltante e affascinante, ma non bastano una maglietta e un braccialetto per essere veri discepoli».
Infatti, come insegna l’esperienza del cammino, «tra grandi soddisfazioni, ma anche fatiche, sbagli e pesi da portare», per seguire Cristo serve «svegliare il nostro cuore per vivere e non vivacchiare», le parole del vescovo di Gubbio.
«La vita è un dono grandissimo, in grado di portare frutto solo se viene donato e messo nelle mani degli altri come amore. La proposta di Gesù è quella di fidarsi di lui, tanto da correre il rischio di “sprecarla” per seminare nel mondo il bene».
Chiaramente alla base di ogni itinerario ci sono sempre degli interrogativi. «Solo le domande ci fanno camminare. Quando smetteremo di porci interrogativi, non andremo avanti», le parole del vescovo Luciano.
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