Il nuovo Papa emoziona i valtellinesi di Roma: solo sei mesi fa la messa e la cena con lui

Emozione e incredulità tra i membri dell’Arciconfraternita dei lombardi a Roma, molti dei quali valtellinesi, dopo l’elezione a Papa del cardinale Robert Francis Prevost. Solo sei mesi fa aveva celebrato la Messa da loro e cenato insieme alla comunità nella basilica dei Santi Ambrogio e Carlo

Roma

Emozione, commozione e stupore. Tanto stupore. Sono corsi nelle chat, nelle telefonate, nei messaggi i sentimenti provati giovedì sera dai membri delll’Arciconfraternita dei lombardi della capitale, tra i quali i numerosissimi valtellinesi che da decenni si sono trasferiti a Roma, quando dopo la fumata bianca del pomeriggio l’habemus papam ha indicato nel cardinale Robert Francis Prevost il nuovo Pontefice. E non è difficile capirlo considerando che solo sei mesi fa quelle stesse persone avevano assistito alla Messa celebrata da monsignor Prevost e sedevano tranquillamente a tavola con lui. E che anzi lo aspettavano per una seconda visita nella basilica romana dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso, chiesa di riferimento dell’Arciconfraternita

A raccontare le emozioni di allora e di oggi è Alberto Taeggi 81 anni, originario della Val Masino dove ancora ha una casa che raggiunge d’estate, dal 1954 trasferito a Roma con la moglie originaria di Dazio e segretario dell’Arciconfraternita - «mi ci portò mio padre per la prima volta» -, il cui responsabile è monsignor Giulio Sembeni, rettore del Collegio ecclesiastico internazionale di San Carlo Borromeo di Roma.

«Fu proprio Sembeni – ricorda Taeggi – ad invitare l’allora prefetto per il dicastero per i vescovi, Prevost, a celebrare una messa nella basilica romana dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso il 4 novembre dello scorso anno, giorno dedicato al patrono San Carlo Borromeo».

Il cardinale accettò e dopo aver celebrato la Messa si fermò anche a cena. Il ricordo di quella serata è ancora vivido. È stato ripercorso più e più volte da quando giovedì sera Prevost è diventato Papa. «Eravamo emozionati di avere il cardinale con noi – ancora Taeggi che pure nel ’62 sempre nella basilica di San Carlo al Corso baciò l’anello a Giovanni XXIII che era stato ordinato vescovo proprio in quella chiesa – e lui si è dimostrato molto disponibile. Ha salutato uno ad uno gli studenti del nostro Collegio e i membri del consiglio direttivo dell’Arciconfraternita. Si è interessato alle nostre attività con grande attenzione».

Addirittura monsignor Sembeni avendolo incontrato in una successiva occasione gli aveva rinnovato l’invito in basilica e lui si era detto disponibile a tornare. «Chissà se ora con tutti gli impegni del pontificato potrà venire» dice Taeggi. «In ogni caso – aggiunge – vederlo sulla loggia delle benedizioni dopo che era stato da noi, dopo che avevamo parlato con lui normalmente, come un qualsiasi interlocutore è stato davvero emozionante».

Un sentimento condiviso da coloro che erano presenti alla celebrazione e alla cena del 4 novembre. «È stato istintivo scambiarci messaggi, mandarci le foto di quella serata, telefonarci per condividere quello a cui stavamo assistendo – racconta Taeggi -. Ci siamo commossi e ci siamo chiesti come sarà il suo pontificato. Speriamo di avergli portato fortuna e che possa fare tanto bene al mondo in un momento complicato come quello che stiamo vivendo». Tra le riflessioni condivise il fatto che la scelta del nome Leone XIV possa dimostrare l’attenzione del Pontefice ai temi sociali che erano cari anche a Papa Francesco.

Per la comunità valtellinese che si ritrova a San Carlo al Corso dunque un momento di grande emozione. «D’altra parte – racconta Taeggi – la comunità valtellinese a Roma oltre che essere molto compatta (lo dimostrano le diverse iniziative conviviali organizzate sia nella capitale che in provincia di Sondrio d’estate, ndr) è anche molto cattolica. È una storia antica: la migrazione valtellinese risale a secoli fa e da sempre il punto di riferimento e di incontro è stata l’Arciconfraternita dei lombardi».

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