
Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 13 Agosto 2025
Incendi sul Vesuvio: volontari lombardi
in Campania per lo spegnimento
Sette volontari della Protezione civile lombarda, esperti in antincendio boschivo, sono partiti con due mezzi per supportare le operazioni di spegnimento
Sondrio
Sono sette i volontari della Protezione civile lombarda, specializzati in antincendio boschivo, che hanno raggiunto in queste ore la Campania con due mezzi Aib per contribuire alle operazioni di spegnimento del vasto incendio che da giorni interessa il Vesuvio con colonne di fumo alte decine di metri e ben visibili anche dal capoluogo Napoli.
Si tratta di due squadre di Sondrio che appartengono ai Gruppi dell’Associazione nazionale alpini della Colonna mobile regionale, che si sono mobilitate su attivazione del Dipartimento nazionale di Protezione civile.
«Ringrazio di cuore i nostri alpini - afferma Romano La Russa, assessore regionale alla Protezione civile - e tutto il Sistema della Protezione civile lombarda che hanno risposto immediatamente alle richieste di collaborazione del Dipartimento nazionale per l’emergenza che ha colpito il Parco Nazionale del Vesuvio».
Le fiamme alle pendici del vulcano, con un fronte di fuoco di circa tre chilometri, hanno distrutto in breve tempo 500 ettari di vegetazione e le fiamme, a un certo punto, hanno rischiato di lambire l’abitato del Comune di Terzigno facendo trascorrere un paio di notti in strada a centinaia di persone in pericolo, rendendo quindi necessario un intervento massiccio di pompieri e altri operatori impegnati senza sosta nell’opera di spegnimento. «Sono certo che, ancora una volta - prosegue La Russa - i volontari lombardi garantiranno un contributo prezioso unendo le capacità professionali alla generosità e all’impegno che li contraddistinguono da sempre».
«Il rogo per essere domato - le dichiarazioni del governatore della Regione Campania, De Luca - richiede lo stato di mobilitazione nazionale della Protezione Civile. Le indagini dei Carabinieri Forestali, in un secondo momento, stabiliranno se si sia trattato di dolo oppure unicamente di imperizia. Sono queste le ipotesi per spiegare il disastro ambientale».
«Serve l’Esercito», era stato sottolineato dal Centro di coordinamento dei soccorsi in Prefettura a Napoli. E il ministro Musumeci ha subito raccolto l’appello: «Ho decretato lo stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione Civile». E, in poco tempo, nell’area colpita è stata dirottata un’autentica task-force di oltre cento fra uomini e donne dei Vigili del fuoco e di volontari, oltre che di diversi elicotteri regionali e Canadair della flotta nazionale che pescano l’acqua in mare per gettarla, in tutta fretta, sull’area che sta bruciando.Del resto, va ricordato il fondamentale contributo che questi uomini della Protezione Civile della provincia di Sondrio hanno offerto in occasione della tragica alluvione dell’estate 1987 che ha colpito duramente, con devastazioni e numerose vittime, i territori valtellinesi. I volontari sono sempre stati in prima linea nel prestare soccorso alle popolazioni colpite o costrette ad abbandonare le proprie abitazioni perché situate in zone ad alto rischio, minacciate da frane ed esondazioni di torrenti, o residenti in paesi a valle dell’invaso di Sant’Antonio Morignone, che si formò in seguito alla maxi-frana del pizzo Zandilla in Val Pola, che fu poi oggetto della cosiddetta tracimazione controllata, disposta dall’allora ministro, l’abruzzese Remo Gaspari, subentrato nella gestione dell’“emergenza-Valtellina” al varesotto Giuseppe Zamberletti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA