Melavì, scontro in Tribunale sul concordato: i soci chiedono chiarezza

Prima udienza a Sondrio sul concordato semplificato della cooperativa. Cinquanta soci, creditori per 2,8 milioni di euro, si oppongono denunciando poca trasparenza nella gestione

Ponte in Valtellina

Quasi un’ora e mezza è durata la prima udienza civile in Tribunale a Sondrio in cui il collegio giudicante, formato da Barbara Licitra, a latere Maria Martina Marchini e Caterina Romiti, è chiamato a decidere in ordine all’accettazione o meno del piano di concordato semplificato presentato dalla società cooperativa Melavì di Ponte in Valtellina per gestire questa fase turbolenta, di cessazione dell’attività, senza ricorrere alla liquidazione giudiziale. Piano al quale, pochi giorni fa, si sono opposti cinquanta soci di Melavì che non ritengono vi siano i presupposti per una composizione negoziata della crisi, in quanto, sempre a loro avviso, non sarebbero stati svolti correttamente tutti i passaggi che la contraddistinguono. In particolare, i soci ricorrenti asseriscono di non essere stati informati di quanto sta accadendo dentro la cooperativa, rispetto alla quale vantano un credito di 2,8 milioni di euro depositati sui libretti sociali, oggi bloccati, oltre ai crediti da mancato pagamento dell’ultimo rateo del raccolto del 2023 e di tutto il raccolto del 2024.

Questa mattina, nell’aula Guadagnino, ci sono i loro avvocati, Enrico Muffatti e Federico Corona, e tre dei soci o figli di soci ricorrenti, le tre donne che si sono fatte paladine di questa battaglia e che chiedono «chiarezza rispetto a quanto accaduto – dicono Donata Balzarolo, Carla Fiori e Barbara Paruscio –. Ci sentivamo di dover dare voce ai soci portatori di interesse che hanno depositato i loro soldi sui libretti e che non si sono sentiti rappresentati in alcun modo. Abbiamo bisogno di trasparenza. Per questo abbiamo presentato ricorso contro il concordato semplificato e ci aspettiamo che le domande che abbiamo posto trovino risposta».

Accanto ai ricorrenti, in aula è rappresentata anche la società cooperativa, con il suo presidente, Daniele Pasini, il commercialista che la affianca da anni per la gestione della parte contabile, Paolo Roscio, dell’Ordine dei commercialisti di Sondrio, ammesso a presenziare all’udienza, e l’avvocato che rappresenta Melavì e la segue in questa fase delicata, Gianfranco Benvenuto, del foro di Milano. Non sono ammessi in aula i giornalisti, solo le parti, anche ricorrenti, e durante l’ora e mezza di discussione non si entra nel merito della vicenda.

Vengono affrontati aspetti procedurali, di forma, attinenti alla congruità delle notifiche e al deposito degli atti. Per l’esame di tutto il resto, invece, il collegio giudicante rinvia ad altra data, riservandosi di definirla nelle prossime ore.

«È un’udienza molto tecnica – dicono le ricorrenti presenti –, difficile, anche per noi, da decifrare. Vedremo nei prossimi passaggi che piega prenderà il tutto, quando si ragionerà di più sulla sostanza».

Le ricorrenti non attendono altro, perché in ballo ci sono i sacrifici di una vita, loro, dei loro genitori e dei loro nonni. E sul punto specifico non intendono demordere. Quanto a Melavì, confida nel fatto che possa passare la linea del concordato semplificato. «Noi puntiamo a questo» si limita a dire l’avvocato della società cooperativa, Gianfranco Benvenuto.

Presente in aula anche Simone Martinalli, ausiliario del giudice delegato che redige il parere motivato sulla proposta concordataria, atto cui i ricorrenti, fra l’altro, non hanno avuto formale accesso.

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