
Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 14 Luglio 2025
Non in tutta Italia si fa scena muta: in Lombardia maturandi protagonisti
L’assessore regionale alla Cultura Francesca Caruso elogia l’atteggiamento degli studenti, tra le eccellenze anche il liceo scientifico Donegani e l’istituto Besta-Fossati di Sondrio
Sondrio
Mentre in alcune regioni d’Italia ha fatto notizia la protesta silenziosa di alcuni maturandi che, all’esame orale, hanno scelto di non proferire parola, avendo già raggiunto dopo gli scritti la soglia della sufficienza (60 centesimi), in Lombardia la scena è stata diversa. A raccontarlo è l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso, che è scesa in difesa dei tanti giovani che hanno appena terminato l’esame di maturità,77mila a livello regionale, circa 1.400 in provincia. Caruso ha voluto pubblicamente elogiare il comportamento degli studenti lombardi. Quelli delle scuole secondarie di secondo grado citando, in un comunicato, per la nostra provincia il liceo scientifico Donegani, che fa parte del polo liceale “Città di Sondrio” e l’istituto professionale Besta-Fossati. «Altro che “scena muta” - dichiara nella nota l’assessore Caruso -. Qui ci sono ragazzi che hanno scelto di esserci, di mettersi in gioco, di confrontarsi. Lo hanno fatto non per obbligo, ma per rispetto. E per dignità». Una dichiarazione forte, quella dell’assessore, che arriva dopo settimane in cui il dibattito sulla validità dell’orale e sul senso dell’esame di Stato ha diviso opinione pubblica e scuola. Ma a parlare, in Lombardia, sono stati i fatti: centinaia di studenti hanno affrontato le prove con determinazione e serietà, alcuni anche raggiungendo il massimo del punteggio e la lode, come testimoniato dai dati dei principali istituti scolastici del territorio.
Accanto al Donegani e al Besta-Fossati, nel comunicato si elencano anche il liceo Ferraris di Varese, il Candiani-Bausch di Busto Arsizio, il Galilei di Legnano e l’istituto Terragni di Olgiate Comasco, «scuole che non solo hanno brillato per i risultati ottenuti - si sottolinea -, ma che hanno rappresentato un modello per l’intero sistema scolastico».
«La scuola non è un palcoscenico per gesti eclatanti - aggiunge l’assessore - ma uno spazio di crescita. Tacere all’orale, anche se formalmente possibile, lancia un messaggio pericoloso: che l’impegno è facoltativo, che il merito è negoziabile. È l’opposto del modello culturale che vogliamo trasmettere ai nostri giovani».
Parole che trovano riscontro nei racconti degli studenti sondriesi, raccontati in questi giorni su queste colonne. Giovani che hanno affrontato (proprio come il nome stesso) con maturità un esame sentito non solo come prova, ma come traguardo. «Alcuni lo hanno vissuto con rigore, altri come un’occasione di espressione collettiva - prosegue Caruso -; in tutti ho visto rispetto per il percorso fatto e senso di responsabilità». L’assessore ha concluso ringraziando dirigenti, docenti, famiglie, ma soprattutto le studentesse e gli studenti: «Non hanno cercato scorciatoie. Hanno capito che la maturità non è una pratica da sbrigare, ma un rito da vivere. Con la loro serietà hanno dato a tutti noi una vera lezione. Di rispetto. E di presenza».
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