
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 16 Ottobre 2025
Ponte in Valtellina: dopo Melavì l’allarme per i meleti
Il consigliere Giovanni Betti chiede al Comune quali azioni intenda intraprendere per evitare l’abbandono dei terreni coltivati dopo la chiusura della cooperativa. Tavoli sul futuro della frutticoltura aperti in Regione
Clara Castoldi
I riflessi della chiusura della cooperativa Melavì a Ponte in Valtellina, con il rischio di abbandono dei meleti, sono stati al centro dell’interrogazione presentata dal consigliere di minoranza del Comune, Giovanni Betti, cui il sindaco Franco Biscotti ha dato risposta in consiglio comunale.
Betti ha chiesto quali misure concrete l’amministrazione intenda mettere in campo per contrastare il rischio di abbandono dei terreni coltivati a meleto sul territorio comunale; se il Comune abbia già avviato contatti o tavoli di confronto con i comuni limitrofi, le realtà agricole locali, le associazioni di categoria e gli enti sovracomunali competenti; e se si intenda promuovere iniziative di sostegno, eventi di valorizzazione o forme di incentivazione al mantenimento delle coltivazioni e alla riconversione produttiva.
«Il comparto della produzione di mele ha vissuto negli ultimi vent’anni una forte crisi generalizzata – ha spiegato Betti – una crisi che ha contribuito alla chiusura di Melavì, che per oltre cinquant’anni ha rappresentato una possibilità di sostentamento e di valorizzazione del prodotto per le famiglie di Ponte e dei paesi vicini. La chiusura della cooperativa rappresenta un problema per il Comune, poiché da parte di molti piccoli coltivatori sembrerebbe emergere la volontà di non proseguire con la coltivazione dei meleti e di procedere all’estirpazione degli impianti, soprattutto negli appezzamenti di ridotte dimensioni».
Betti ha ventilato anche la possibilità che parte dei terreni possa essere riassorbita da aziende agricole già operanti sul territorio, ampliando la propria superficie, ma queste realtà non sarebbero in grado di assorbire l’intera area oggi coltivata a meleto. «In caso di estirpazioni diffuse e mancato subentro di nuove realtà agricole – ha aggiunto – vi sarebbe il rischio che porzioni di terreno vengano progressivamente abbandonate, con l’avanzamento di aree incolte e con un grave danno paesaggistico, ambientale ed economico per il conoide del Rhon, che interessa, oltre a Ponte, anche Tresivio, Piateda e Poggiridenti. Il Comune di Ponte in Valtellina, quale ente esponenziale della comunità e Comune con la maggiore superficie agricola coltivata del conoide, ha il dovere di preservare il tessuto agricolo e il paesaggio rurale del proprio territorio, ponendosi come promotore di politiche di sostegno e rilancio del comparto frutticolo, nonché di spazi di confronto e di eventi di valorizzazione dell’agricoltura locale».
Il sindaco Biscotti ha risposto che l’amministrazione comunale, che ha «ovviamente a cuore la conservazione del territorio coltivato, non potrà che continuare a mantenere le zone agricole nel proprio strumento urbanistico come elemento strategico di sviluppo e di tutela del paesaggio. Fortunatamente, per ora, nonostante l’evidente crisi del settore frutticolo, in particolare con le difficoltà economiche di Melavì, non si è registrato un abbandono generalizzato delle aree agricole, ma più frequentemente una conversione ad altre colture».
Quanto alle forme di incentivazione o sostegno economico alle attività, il sindaco ha precisato che «non competono all’amministrazione comunale, ma ad altri organismi. Noi, di concerto con altri enti del territorio, intendiamo piuttosto proseguire nella politica di mantenimento ed efficientamento delle infrastrutture funzionali alle attività agricole, come strade e acquedotti».
Biscotti ha inoltre distinto tra il fallimento di Melavì e la crisi della frutticoltura, «che sono due questioni differenti». Il consigliere di maggioranza Egidio Moltoni, agricoltore, ha infine informato che tavoli di confronto sul futuro della frutticoltura sono stati aperti in Regione.
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