Progetto Porcospini: imparare a combattere insieme gli abusi sui minori

Sondrio

I Lions club della provincia di Sondrio organizzano ogni anno, accanto alle attività di volontariato proprie di ogni club, un service comune che riunisce i club della zona: un progetto educativo complessivo che punta alla promozione dell’affettività, all’educazione verso una sessualità, oggi sempre più precoce, e alla prevenzione del fenomeno abuso sessuale. “Porcospini” è il titolo del progetto di cui il coordinatore scientifico è lo psichiatra Claudio Marcassoli.

«L’abuso sui minori è un fenomeno esistente purtroppo in tutta Italia e, anche in provincia di Sondrio, non ne siamo esenti – spiega Marcassoli -. “Porcospini” è un progetto di prevenzione primaria, dedicato ai bambini della quarta classe della scuola primaria individuata come età specifica in base agli studi di Alberto Pellai, perché i bambini hanno già la capacità cognitive ed emotive per comprendere quanto proposto. Si tratta di un progetto di prevenzione specificatamente nato per il fenomeno dell’abuso, ma che si è rivelata negli anni una proposta educativa a 360 gradi che, oltre che di prevenzione dalle molestie, si occupa anche di bullismo, cyberbullismo e di dipendenza da social. Riteniamo che formare i bambini a questa età, insegnando a loro il rispetto di sé e degli altri, del proprio corpo e di quello degli altri, abbia una valenza importante poi da adulti per la prevenzione della violenza di genere. Ricordiamo, inoltre, il tristissimo fenomeno denominato “ciclo della violenza”: un bambino abusato rischierà di diventare a sua volta un adulto “abusatore”, come ci dicono le ricerche epidemiologiche sul fenomeno».

Quanti bambini sono stati coinvolti finora? «Abbiamo lavorato in questa decina di anni con circa 9mila bambini di tutta la provincia, mentre nell’ultimo anno scolastico 2024-2025 abbiamo seguito 28 classi. Il progetto viene svolto da quattro psicologhe formate dalla cooperativa “Lo specchio magico” di Olginate sotto la mia supervisione e stiamo lavorando con ottimi risultati. Sono cinque incontri di due ore ciascuno, preceduti e seguiti da un incontro con i genitori in cui si presenta il progetto e, alla fine, se ne fa la restituzione. L’iniziativa ha sempre trovato la condivisione di genitori, insegnanti e dei bambini in primis che vi prendono parte volentieri. Anzi alla fine ci dico: “Ah, che peccato sia già finito”. Tutte le scuole ci richiedono di rifarlo l’anno seguente. Questo è un progetto che agisce sul bambino, non sul fenomeno in sé in senso lato. Riteniamo che anche il genitore più attento non sempre riesca a prevenire un primo rischio. Solo il bambino adeguatamente formato può riconoscerlo».

Peraltro sta prendendo sempre più piede la molestia online. «Infatti. Come perito del tribunale ho avuto modo di parlare con un pedofilo che mi ha detto che, per lui, internet è una manna, perché non deve più andare fuori dalle scuole o degli oratori a cercare bambini. Basta chiedere amicizia sui social con un profilo falso». Magari è il rischio che corrono i ragazzini più grandicelli... «In realtà ci sono bambini che, in quarta classe della primaria, hanno già un cellulare proprio e giocano con videogiochi vietati ai minori di 16 anni. Queste cose le raccontano allo psicologo e poi noi mettiamo in guardia i genitori. La parola d’ordine è: niente telefonini autonomi in mano ad un bambino, perché sarebbe come lasciarlo andare a correre sulla statale. Nessun genitore lo farebbe, giusto?».

Quali strumenti o indicazioni vengono fornite ai minori per prevenire un abuso? «“Porcospini” è un progetto di educazione alle emozioni, all’affettività e alla sessualità in modo delicato, adatto all’età. Forniamo, come diciamo ai bambini, uno zainetto con gli attrezzi per riconoscere le situazioni di rischio, per sapere distinguere un tocco amico da uno malvagio, avere la capacità di chiedere aiuto ad adulti di cui si fidano, sviluppare capacità critiche affinché siano in grado di reagire di fronte a una situazione di disagio per non restarne vittima, modificare eventuali comportamenti di eccessiva fiducia verso persone sconosciute e conosciute che si comportano in modo anomalo. Il tutto in un’ottica ludica e sotto forma di gioco». In questo contesto qual è il ruolo dell’insegnante e del genitore? «L’insegnante è essenziale perché partecipa ai cinque incontri e presenta la classe agli operatori, permettendo così di personalizzare così il progetto sul singolo gruppo. E altrettanto fondamentale sono i genitori dal punto di vista educativo: noi forniamo a loro degli strumenti e degli stimoli che mamma e papà devono continuare ad utilizzare nella vita di tutti i giorni».

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