
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 11 Ottobre 2025
Sondrio, fuori pericolo la 44enne aggredita. Trasferito il maliano
La donna aggredita lunedì sera è fuori pericolo. Il 24enne del Mali, accusato di violenza sessuale, rapina e lesioni gravissime, è stato trasferito in un altro carcere
Sondrio
La donna di 44 anni aggredita lunedì scorso sera in via Morbegno, a Sondrio, è fuori pericolo. Resta ricoverata in ospedale nel capoluogo, ma non si teme più per la sua vita.
Una buona notizia che ha riferito questa mattina il suo legale, Giuseppe Romualdi, del foro di Sondrio, il quale l’ha raggiunta venerdì scorso in ospedale per la sottoscrizione della lettera d’incarico.
«Mi sono fermato un istante, giusto il tempo per la firma dei documenti – dice il legale –, ed era ancora ricoverata in Rianimazione, però penso che in ragione del miglioramento dello stato di salute possa essere trasferita ora anche in un reparto meno intensivo. Con lei c’era la mamma, che mi ha detto essere la figlia piena di morsi. Dopodiché, oltre alle conseguenze fisiche ci sono anche quelle di tipo psicologico. Altro non posso dire perché non ho ancora parlato con la cliente. Lo farò sicuramente nei prossimi giorni, non appena sarà possibile, in modo da capire cosa sia effettivamente successo lunedì scorso sera in via Morbegno».
All’avvocato Romualdi, che già conosceva la donna per essere stata sua cliente in passato, abbiamo chiesto se si conoscessero la sua assistita e l’aggressore, come pare dalla testimonianza di una residente in zona stazione che avrebbe visto i due transitare verso il sottopasso di via Bonfadini intorno alle 21.30 di lunedì scorso, lei con un piccolo trolley appresso, e dialogare anche in modo concitato, ma come se non fossero estranei. Testimonianza agli atti della Questura di Sondrio. Ma l’avvocato Romualdi precisa che «non mi risulta che i due si conoscessero», dice.
Dopodiché, che si conoscessero o meno, resta la gravità dell’accaduto al 24enne del Mali, K. M. le sue iniziali, ospite del Centro di accoglienza straordinaria di Colorina, l’accusa di violenza sessuale, rapina e lesioni gravissime. In un primo momento recluso nella casa circondariale di via Caimi a Sondrio, una volta convalidato il suo arresto e confermata la custodia cautelare in carcere, è stato trasferito in una struttura detentiva più idonea a reclusi autori di questo tipo di reati.
Il trasferimento è avvenuto venerdì scorso, anche se non è stato comunicato il nuovo luogo di detenzione per espressa volontà degli inquirenti, ovvero la Procura della repubblica di Sondrio che segue il caso con la consueta attenzione.
Sul punto non si sbilancia neppure il difensore dell’aggressore, l’avvocato Paolo Marchi del foro di Sondrio, a garanzia del riserbo chiesto dalla magistratura.
Da noi interpellato l’avvocato dice di non aver interloquito con il proprio assistito «se non per pochi istanti prima dell’udienza di convalida – dice –, dopodiché prima di intraprendere qualsiasi azione sul piano legale attendiamo gli sviluppi di indagine».
In capo al sostituto procuratore Stefano Latorre, che, certamente, non lascerà nulla al caso. E di indubbia importanza, a questo punto, sarà sentire la donna offesa non appena sarà nelle condizioni psico-fisiche per poter parlare e riferire cosa è accaduto. Sicuramente un passaggio doloroso, per lei, ma fondamentale ai fini del prosieguo delle indagini.
Intanto, a scendere in campo è anche la presidente del Comitato pari opportunità dell’Ordine degli avvocati di Sondrio, Manuela Mauro, che ha diffuso una nota in cui il Comitato «esprime profonda indignazione e ferma condanna per il grave episodio di violenza accaduto nei giorni scorsi – è scritto –. Un fatto di inaudita brutalità, che ferisce l’intera comunità e colpisce la coscienza civile di ciascuno di noi. Il Comitato esprime vicinanza, solidarietà e sincera partecipazione alla donna vittima di questa violenza, con l’auspicio che possa ricevere tutto il sostegno umano, psicologico e istituzionale necessario per affrontare le conseguenze di un gesto tanto vile. Nessuna distinzione di razza o di origine può o deve essere invocata: ciò che va condannato è sempre e soltanto il gesto violento, l’abuso e la negazione della dignità e del rispetto dovuti ad ogni persona».
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