Sondrio, professionisti insieme per salvare le dimore storiche: «Basta demolizioni, serve rispetto»

56 tra architetti, ingegneri e tecnici firmano l’appello dell’associazione Furfulera per tutelare le dimore rurali della provincia di Sondrio, patrimonio unico, sempre più a rischio tra demolizioni e interventi poco consapevoli

Sondrio

«Salviamo il nostro patrimonio di dimore storiche». È firmato da 56 professionisti tra architetti, ingegneri, geometri e periti edili, l’appello-monito lanciato dall’associazione Furfulera, fondata nel 2008, per lo studio, la conservazione e la valorizzazione delle dimore rurali, e rivolto alle istituzioni e ai cittadini della provincia di Sondrio con l’intento di aumentare la consapevolezza dell’importanza del recupero delle dimore rurali appunto, ma anche stimolare una maggiore sensibilità verso il restauro dei centri storici. Un patrimonio che, come emerso anche dal corso promosso l’anno scorso dall’associazione (“Dimore storiche rurali: etica del recupero e della conservazione) è unico e insostituibile, parte integrante del complesso insieme di paesaggio rurale, dimore, chiese e palazzi che costituiscono una delle più importanti risorse del territorio, anche da un punto di vista turistico. Di quel turismo sostenibile e di qualità di cui tanto si parla anche in vista delle Olimpiadi.

«L’identità locale è fatta anche di queste cose» dice Giulia Vitali, architetto. «Un centro storico con interventi di ristrutturazione non consapevoli e rispettosi dei valori insiti o, peggio, con demolizioni e ricostruzioni o addirittura con semplici demolizioni – sottolineano i professionisti nel manifesto -, perde le sue caratteristiche originarie e lo distrugge e trasforma in altro, spesso in un anonimo e poco interessante agglomerato urbano». Un problema reale in provincia di Sondrio dove allo sforzo di alcune amministrazioni per il recupero corretto del patrimonio edilizio esistente, come a Castione, fa da contraltare l’atteggiamento di chi interviene sul modello degli anni 50 e 60 che, a Sondrio per esempio, hanno portato alla realizzazione del condominio Campello, «una mutilazione dell’immagine della città da cui il capoluogo non si è più ripreso».

«I tecnici non sono neutri – sottolinea l’architetto Dario Benetti, ideatore e promotore del corso del 2024 -. Riteniamo che abbiano un ruolo importante e se lo debbano assumere nel guidare le amministrazioni locali e la clientela verso una direzione corretta, sapendo anche rinunciare a un incarico quando questo va contro certi principi». Un appello alla maggiore responsabilità rivolto al mondo delle professioni che va di pari passo con quello agli amministratori. «È particolarmente grave il caso di Grosio, dove un intero isolato medievale del centro storico è stato demolito per far posto ad un condominio – sottolineano i professionisti -. È ormai da tempo comprovato il vantaggio della pedonalizzazione dei centri storici in termini di vivibilità, di attrattività ed anche economici e sono ormai largamente sperimentate concrete alternative di mobilità rispetto al passato; l’idea di privilegiare la demolizione e ricostruzione alla doverosa conservazione degli edifici storici è qualcosa di innaturale, anacronistico e contrario alla ragione. Gli sventramenti dei centri storici, la distruzione del paesaggio culturale, sono sempre iniziative che nascono solo da obiettivi economici e speculativi o dalla mancanza di rispetto per la realtà. Ogni comunità locale, con l’aiuto di tecnici adeguatamente preparati, deve saper individuare nei propri confini, quei beni che devono essere conservati, recuperati con rispetto ed intelligenza, e mantenuti a nuova vita individuando risorse e finanziamenti».

Al manifesto-appello i professionisti faranno seguire, come sottolinea l’ingegner Luca Gadola, la “Carta per la tutela del patrimonio storico della provincia di Sondrio”, enunciazione di principi cui faranno seguito i cosiddetti decreti attuativi con best practice e norme guida. Nella speranza che il lavoro possa diventare un allegato del Piano territoriale di coordinamento provinciale e che propria la Provincia possa assumere la “regia” degli interventi sul patrimonio storico rurale.

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