Valfurva, effetto orso sul turismo

L’episodio dell’altro pomeriggio con il fotografo naturalista Agostino Furno, 50 anni, che ha avuto un incontro ravvicinato con un maschio di tre anni riaccende il dibattito sulla presenza in Valtellina dei grandi predatori.

Valfurva

L’episodio dell’altro pomeriggio, sui monti di Valfurva, con il fotografo naturalista Agostino Furno, 50 anni, di Cavenago Brianza, che trovatosi a tu per tu con un orso (”Forse un maschio di tre anni in cerca della femmina per accoppiarsi”, ha spiegato Franco Claretti direttore del Parco dello Stelvio) si è rifugiato sul tetto di una baita da dove ha chiamato Vigili del fuoco e Carabinieri Forestali per andare a salvarlo, temendo forse per la sua vita, riaccende il dibattito sulla presenza in Valtellina dei grandi predatori.

Anche per i possibili riflessi sul turismo. A breve si apre la stagione estiva con gli escursionisti che affrontano i sentieri delle vallate alpine di Valtellina e Valchiavenna. Si devono temere possibili frenate sugli arrivi dei vacanzieri ?

«Se ne parla - dice il rifugista Andrea Dei Cas, gestore dello Stella Alpina di Valfurva -. Da noi, per fortuna, non si è mai verificato un incidente. I clienti sono tranquilli, ma chiedono, si informano, vogliono sapere se nell’affrontare questo o quel sentiero possono incappare in lupi o orsi. Noi siamo sempre in stretto contatto con gli addetti del Parco e sappiamo quali sono gli spostamenti e li informiamo in modo corretto, senza allarmismi». Un collega nel Parco che non vuole essere citato: «L’orso da noi, a Valfurva, non è stanziale. Passa, da una decina d’anni, mai avuto problemi». Il sindaco di Valfurva, Luca Bellotti, interpellato sul tema, si limita a farci sapere “che non ha nulla da dire”. Quello di Aprica, Dario Corvi, manco risponde.

Il tema dei grandi carnivori sulle Alpi – in particolare orsi e lupi – è oggi quanto mai attuale e complesso.

«La loro presenza, seppur frutto di politiche di tutela ambientale - afferma Annamaria Saligari, sindaco di Lovero - sta generando serie criticità, soprattutto in contesti come quello alpino, dove il territorio è fortemente antropizzato, vissuto e lavorato quotidianamente da persone. Al contrario di quanto spesso si legge sui media, che li propongono come elementi di richiamo turistico, la realtà è ben diversa: la paura nei confronti di questi animali esiste e non è infondata. Quando si verificano episodi di aggressioni a persone o animali domestici, le conseguenze possono essere tragiche e compromettere gravemente la percezione di sicurezza dei nostri territori. Questo può costituire un concreto freno alla frequentazione turistica della montagna, specialmente da parte di famiglie e escursionisti occasionali».

La sindaca aggiunge: «Il problema è che in Italia – e su questo va detto con chiarezza – la questione viene spesso affrontata in termini ideologici, anziché pragmatici. In nome di una visione romantica della natura, ci si dimentica che le Alpi non sono i grandi parchi americani: qui in montagna si vive, si lavora, si allevano animali e si accoglie il turista. L’allevamento estensivo tradizionale, che tanto si valorizza a parole contro l’allevamento intensivo, è oggi fortemente minacciato proprio dalla diffusione incontrollata di questi predatori. Bitto e lupo non possono coesistere, così come orso e miele di rododendro. Non si nega che la convivenza sia teoricamente possibile, ma va chiarito che essa implicherebbe un cambiamento radicale del nostro modo di vivere la montagna: riduzione della presenza umana, rinuncia ad alcune attività tradizionali, adattamento forzato della quotidianità rurale e turistica. In altre parole, se vogliamo una montagna viva, produttiva e accessibile, dobbiamo porci il problema del numero sostenibile di grandi carnivori. Un numero che, realisticamente, non può essere altro che il più prossimo possibile allo zero.

In sintesi: sì, la presenza di grandi predatori può essere un serio deterrente per il turismo e un ostacolo per l’economia montana. Per questo è fondamentale una gestione tempestiva, coraggiosa e non ideologica dei grandi predatori prima che episodi isolati diventino vere e proprie emergenze».

In Valmalenco, secondo quanto risulta al sindaco di Lanzada, Marco Negrini, «la situazione sembra tutto sommato monitorata: non ho notizie di incontri ravvicinati con orsi, mentre è la presenza del lupo a destare qualche preoccupazione. Si sono verificate uccisioni di pecore e capre, a quote medio alte. A meno di nuovi eventi, a oggi imprevedibili, non vedo come questa situazione possa condizionare in negativo le presenze della stagione turistica estiva». Il primo cittadino Negrini avverte che, invece, se in futuro dovessero aumentare gli avvistamenti «diventerà utile attivare norme legislative e altre iniziative per garantire la sicurezza delle persone».

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