
Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 10 Ottobre 2025
Violenza in via Morbegno, spunta una testimone: «Li avevo visti insieme»
Il racconto di una residente: «Urlavano, ma non mi sembravano litigare»
Sondrio
Proseguono le indagini sulla brutale aggressione di una donna di 44 anni avvenuta lunedì sera in via Morbegno a Sondrio. La Squadra Mobile della Questura, coordinata dal dirigente Francesco Castaldo, può ora contare su una testimonianza ritenuta attendibile, che contribuisce a chiarire i momenti precedenti l’episodio ma che, è bene sottolinearlo subito, non riduce in alcun modo la gravità e la drammaticità di quanto accaduto.
A raccontare ciò che ha visto è una residente della zona della stazione, che ha deciso di farsi avanti dopo aver riconosciuto nell’uomo arrestato la persona incontrata quella sera sotto casa. «Lunedì sera, verso le 21.30, ho sentito voci e rumori in strada – ha spiegato –. Ho alzato la tapparella e ho visto due persone: una donna non giovanissima con un piccolo trolley e un uomo africano alto, con le treccine. Parlavano a voce alta, lei gli diceva “Dai, non lasciarmi stare, aiutami con la valigia, portamela tu”. Non mi è sembrato che ci fosse un’aggressione o una molestia in corso, anche se lui appariva alterato, forse ubriaco. Non mi sono allarmata».
La testimone ha poi visto i due allontanarsi insieme verso il sottopasso di via Bonfadini. Soltanto dopo aver letto la notizia dell’arresto e riconosciuto l’uomo nella foto, ha deciso di raccontarci tutto; l’abbiamo messa in contatto con gli investigatori, che nel pomeriggio l’hanno ascoltata in Questura. Dalle sue parole emerge un quadro diverso da quello inizialmente ipotizzato: la vittima e il 24enne originario del Mali, ora in carcere con accuse di violenza sessuale, lesioni gravissime e rapina, non si sarebbero incontrati per caso, ma si conoscevano almeno superficialmente e stavano camminando insieme prima dei drammatici fatti. L’aggressione, quindi, sarebbe maturata in un contesto di apparente fiducia, che l’uomo avrebbe tradito e sfruttato approfittando della vulnerabilità della donna.
Una ricostruzione che, se confermata, non alleggerisce minimamente la posizione dell’indagato. Al contrario, potrebbe configurare ulteriori aggravanti, legate all’abuso di fiducia e all’approfittamento di uno stato di minorata difesa. Lo ribadiamo: questa testimonianza non cambia la sostanza dei fatti, ma serve a comprendere meglio come si è arrivati alla violenza. Intanto la vittima resta ricoverata all’ospedale di Sondrio, seguita dai sanitari e dal Centro antiviolenza. Le sue condizioni fisiche sono in miglioramento, ma il percorso di recupero psicologico sarà lungo.
La città, ancora scossa da quanto accaduto, attende con apprensione l’evoluzione delle indagini, che proseguono con l’acquisizione delle immagini delle telecamere di sorveglianza e nuovi accertamenti tecnici. Ogni dettaglio, spiegano gli inquirenti, sarà utile per ricostruire con precisione la sequenza degli eventi. La testimonianza, dunque, non cambia la sostanza ma aggiunge un tassello alla verità: quello di una violenza consumata non per caso, ma probabilmente dentro un fragile rapporto di fiducia tradita. Un episodio che resta, in ogni sua parte, di inaudita brutalità e che ha profondamente colpito la comunità sondriese.
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