Cronaca / Valchiavenna
Domenica 15 Aprile 2018
Ex Falck: 250 persone al corteo
La sfilata è partita ieri mattina dal Lido di Novate Mezzola e si è conclusa di fronte al municipio. Slogan, striscioni e canti: «Devono essere individuate le responsabilità: chi ha sbagliato paghi»
Verità, giustizia, bonifica. Queste le parole d’ordine del corteo di ieri a Novate Mezzola sul sito contaminato da cromo esavalente dell’ex acciaieria Falck. Circa 250 persone hanno partecipato alla manifestazione che è partita dal piazzale del Lido di Mezzola e si è conclusa, dopo aver transitato sulla Statale 36, in piazza Europa, di fronte al municipio.
Slogan, striscioni e canti hanno caratterizzato il serpentone. Non il primo organizzato dal comitato Salute Ambiente Lago&Valli da quattro anni impegnato, con la collaborazione di Medicina Democratica e Legambiente, nella battaglia per chiedere una bonifica definitiva dell’area dell’ex stabilimento, e della discarica di inerti provenienti dalla produzione industriale del Giumello, e contro il progetto di ritorno all’attività produttiva nel sito con l’ormai famoso Parco Minerario del San Fedelino. Un’idea della proprietà attuale, la Novate Mineraria, per il vaglio e la lavorazione di materiale proveniente dalle cave al fine di ottenere ballast e conci per gallerie. Grande attenzione, negli interventi dal palco al procedimento giudiziario sullo stato di inquinamento dell’area. La parte di manifestazione dedicata alla verità e alla giustizia: «A fine febbraio – hanno spiegato gli organizzatori per bocca di Valeria Mezzera– c’è stata l’udienza per l’incidente probatorio dopo il sequestro e le analisi sui pozzetti piezometrici avvenuti lo scorso anno. A un mese e mezzo dall’udienza non è successo ancora niente. Il perito della procura ha confermato il superamento dei limiti consentiti dalla legge nelle rilevazioni. Un dato che Novate Mineraria ha contestato rivendicando che le concentrazioni non superano la soglia dei 30 microgrammi per litri ma solo quella di 5 microgrammi». I promotori dell’iniziativa chiedono chiarezza su questo punto: «Che la giustizia faccia il suo corso, siano individuate le responsabilità e chi ha sbagliato paghi tutto».
L’ultima parola d’ordine era la bonifica. Nel 2015 si è concluso l’iter che ha portato a una messa in sicurezza dell’area. Il materiale contaminato, insomma, è ancora lì: «La Provincia – hanno spiegato i promotori – aveva promesso un tavolo tecnico con la partecipazione di tutti i portatori di interessi. Non se ne è saputo più niente. In questi anni ci sono stati progressi tecnologici che andrebbero approfonditi. Forse è possibile bonificare l’area senza rimuovere il materiale». Rimasto sullo sfondo il progetto di Parco Minerario, che sembra essersi arenato nello scontro, che finirà davanti al Tar, tra la Comunità Montana Valchiavenna e la società proponente Novate Mineraria.
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