«Ho perso mio marito 4 anni fa

E ancora non c’è un perché»

Sono passati 1.461 giorni dall’infortunio costato la vita al trentenne valchiavennasco Simone Sigismondi. Per quella tragedia, avvenuta in Svizzera, in un cantiere di Bellinzona, la moglie chiede giustizia.

CHIAVENNA

Sono passati quattro anni. Ben 1.461 giorni. Sono trascorsi tutti senza avere “un perché”, senza poter conoscere la verità sulla morte del marito, avvenuta a trent’anni in un cantiere del Ticino. Non nasconde rabbia e sconforto Cinzia, la vedova di Simone Sigismondi, l’operaio originario di Chiavenna deceduto in un incidente sul lavoro nel pomeriggio del 17 gennaio 2013 in un cantiere di Bellinzona. La giornata di ieri non stata è solamente un tristissimo anniversario. Come nel 2014, nel 2015 e l’anno scorso, ha rappresentato anche un momento di riflessione sull’assenza di verità. Di verità e giustizia. Perché Cinzia non chiede altro.
Proprio in Ticino era iniziata la storia d’amore dei coniugi Sigismondi, nell’azienda dove la donna – segretaria da una decina d’anni - incontrò Simone, geometra chiavennasco trasferitosi dalla frazione di Bette a Biasca, in Ticino.
Da colleghi diventarono compagni di vita e nel 2012 arrivò una bimba, che oggi ha quasi cinque anni, a rendere ancora più bella la loro storia. Una bellissima famiglia. Tanti ricordi che neanche il dolore di questi quattro anni infiniti può cancellare, anche se il silenzio delle istituzioni elvetiche chiamate a chiarire le cause dell’incidente rende tutto più complicato.
«Dopo quattro anni non abbiamo ancora in mano niente. Nulla. Siamo sempre al punto di partenza, non sappiamo chi siano i responsabili della tragedia. Passano gli anni e nessuno ci spiega cosa sia successo. Non ho parole. Cosa dobbiamo aspettare?» . Il Ministero pubblico all’inizio del 2016 aveva precisato al Caffè, noto periodico ticinese, che  l’inchiesta era ancora aperta e che in casi delicati come questi occorrono accertamenti che richiedono tempo. I sindacati avevano chiesto giustizia in tempi rapidi.
Ma intanto Cinzia aspetta insieme alla sua bambina. «Se un padre di famiglia di trent’anni ha perso la vita in un cantiere i responsabili devono essere identificati - aggiunge la donna -. Non vogliamo vendetta, non accusiamo nessuno, non sta a noi questo compito, noi vogliamo soltanto giustizia. Simone si trovava all’interno di uno scavo che è crollato. Ci chiediamo cosa sia accaduto e perché c’era un mezzo da lavoro vicino a quello scavo. Qualcuno ha sbagliato, altrimenti non saremmo qui a parlare di una tragedia. Voglio sapere come è andata. Almeno posso mettere un punto e cercare di ricominciare, di convivere con una ferita che resterà sempre aperta, mentre invece così tutto è ancora più difficile».

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