Madesimo, accoltellamento al rifugio: zio e nipote ai ferri corti

Il diverbio tra i due gestori del rifugio Andossi è degenerato. Il ferito è stato operato d’urgenza. La struttura funziona a metà e indagini in corso.

Madesimo

Dopo il trambusto di venerdì pomeriggio, la calma è tornata a regnare agli Andossi, altopiano situato a 1800 metri di quota sopra Madesimo, dove zio e nipote si sono accapigliati nella cucina del rifugio “Mai tardi”, che gestiscono congiuntamente, e il litigio è sfociato in un accoltellamento. Lo zio, Massimiliano Pinoli, 44 anni, probabilmente in preda a uno scatto d’ira dovuto anche allo stress lavorativo che la gestione di un’attività del genere comporta, ha finito per colpire con il coltello il nipote, Ivan Invernizzi, di 31 anni. Lo ha raggiunto al costato e le sue condizioni, inizialmente, sono apparse molto gravi ai soccorritori.

Subito elitrasportato all’ospedale Manzoni di Lecco, è stato operato d’urgenza e salvato. Tant’è che già sabato era stato dichiarato fuori pericolo, e questo è ciò che più conta.

Anche se il riverbero dell’accaduto rimane, sia sul piano economico-gestionale sia sul piano penale.

A livello gestionale, infatti, la struttura funziona a metà. I clienti che già erano al rifugio vi sono rimasti, non sono stati allontanati. Hanno continuato in questi giorni ad alloggiarvi, anche se non hanno più potuto usufruire del servizio di cucina. L’area in cui è avvenuto il misfatto, infatti, è stata isolata e posta sotto sequestro dalla magistratura. Non vi si può accedere in alcun modo fino a determinazioni future.

I clienti in struttura possono alloggiarvi, ma per i pasti devono rivolgersi ad altre realtà della zona e quasi tutti, ovviamente, sono scesi a Madesimo. Un peccato perché siamo in piena stagione agli Andossi, meta prediletta da tante persone in quanto oasi di pace e di relax impareggiabile, e un rifugio come il “Mai tardi” può certamente realizzare ottimi margini di guadagno in piena estate. Lo scotto da pagare da questo punto di vista sarà quindi alto.

E poi c’è il risvolto penale, perché la Procura porterà avanti le sue verifiche e ha aperto un fascicolo in capo al sostituto procuratore Giulia Alberti, di cui al momento poco si sa. Il riserbo è massimo anche perché prima si vogliono comprendere i risvolti della vicenda. Potrebbe configurarsi il reato di tentato omicidio o di lesioni e potrebbero anche essere adottate misure restrittive nei confronti di Pinoli, al momento, tuttavia, non scattate. Nei prossimi giorni il quadro potrebbe delinearsi meglio anche sotto questo profilo.

Non ultimo, il lato umano della vicenda. Zio e nipote che lavorano fianco a fianco da anni, pur con tutte le traversie che possono esserci circa modi di vedere diversi in merito alla conduzione dell’attività, troveranno il modo di riconciliarsi? Emblematico il commento postato da una signora rispetto a questo accadimento: «Speriamo – dice – che da tutto ciò si possa ripartire e riconciliarsi».

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