«Samuele amava le montagne e i suoi animali»

Cinzia Melis, 44 anni, ricorda il compagno morto venerdì in val Duria

Chiavenna

«Stavamo insieme da cinque anni, anche se Samuele ha sempre gravitato molto su Segna di Gravedona, dove vive la sua famiglia d’origine, il papà Giordano, la mamma Flavia, il fratello Simone, e dove vivono i suoi due figli, Nora, 11 anni, e Daniele, otto, con la loro madre. Per questo, magari, a Chiavenna non era così conosciuto, perché, pur vivendo qui, di giorno era via per lavoro e nei fine settimana raggiungeva spesso l’alto Lario. Lui era così, tutto casa e lavoro. Un pezzo di pane, un cuore puro, un uomo dai sani valori. Per lui, lavorare la terra con i suoi, falciare i prati seguendo il ritmo delle stagioni, seguire i suoi animali, era un piacere e insieme un dovere. Credo che, in un certo senso, sia morto proprio dove avrebbe voluto morire, sulle sue montagne, nella sua natura, con i suoi animali».

È un fiume in piena Cinzia Melis, 44 anni, di Chiavenna, compagna di Samuele Guggia, 39 anni, precipitato venerdì in un dirupo sopra Peglio, che in questi giorni per lei così terribili cerca il dialogo con le persone «perché quando sono insieme alla gente e parlo sto discretamente - assicura -, ma poi quando sono da sola le cose cambiano. Ringrazio le mie colleghe di lavoro in Svizzera che non mi hanno lasciata sola un istante, in particolare la mia amica Stefania Versuraro, grazie davvero».

Cinzia è l’ultima persona ad aver visto Samuele in vita, venerdì, quando, alle 4, è suonata la sveglia.

«Combinazione, venerdì scorso non è andato a lavorare, cosa che non succedeva mai - assicura Cinzia -, perché il titolare della Hartmann scavi di Sankt Moritz per cui operava come ragnista dall’aprile dello scorso anno, gli aveva detto di restare pure a casa dal momento che il lavoro in Val Fex che stavano facendo non poteva essere portato avanti per la gran pioggia scesa il giorno prima. Per cui si è stranamente trovato il venerdì libero ed ha deciso di salire in Val Duria, sopra Dobone e Peglio, a riportare a casa le capre così da poterle far coprire dal becco che aveva comprato. Io gli ho detto di non andare via così presto, di dormire un po’ di più per una volta che poteva, ma non c’è stato niente da fare. A metà mattina gli ho mandato un Sms, ma non ha risposto, poi altri, poi ho telefonato, e non rispondeva. Ma non mi sono allarmata perché era solito rispondere dopo ore a messaggi e chiamate quando era fuori in montagna o via per lavoro. Però, verso sera, quando ho visto che non rispondeva e non richiamava, mi sono parecchio allarmata. Ho chiamato i suoi genitori che sono andati dai carabinieri a Menaggio, ma hanno chiamato me a Chiavenna per la denuncia formale perché sono stata l’ultima a vederlo. Ero sottosopra».

Samuele, subito cercato, è stato trovato intorno a mezzogiorno di sabato.

«Ci hanno detto che probabilmente era morto quasi subito, intorno alle 7.30 di venerdì - dice Cinzia -, perché nello zaino aveva tutti i viveri e perché il suo telefonino è stato agganciato da una cella svizzera proprio in quel punto della caduta, alle 7.30. Per tutti noi è stato uno choc tremendo, morire lì, in quei luoghi che conosceva benissimo».

Tantissimi gli amici e i colleghi che lo hanno salutato lunedì nella chiesa di San Carlo a Gravedona. C’erano ex colleghi della Quadrio di Morbegno per la quale aveva lavorato per anni come escavatorista e colleghi della Hartmann «perché lui era un gran lavoratore - dice Cinzia -, orgoglioso del suo lavoro che faceva con tanto amore e dedizione. Ci eravamo conosciuti su Facebook nell’ottobre del 2020. Mi aveva chiesto amicizia e, io, che non lo conoscevo per nulla, sono stata attratta dai suoi occhi verdi. Poi, la sua bontà d’animo ha fatto il resto».

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