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Mercoledì 17 Settembre 2025
Padre Luca, frate in curva tra fede e tifo bluceleste: «Non prego per il risultato, ma per i tifosi»
Il frate cappuccino della parrocchia di San Francesco è fiducioso nei blucelesti e racconta la sua esperienza calcistica in Cameroun.

Lecco
Lecco-Trento avrà in Curva Nord un tifoso speciale: un prete. Anzi, un frate cappuccino della parrocchia di San Francesco che, da quando è a Lecco, non ha mai lasciato la Nord né il Lecco. Lui è un bergamasco doc, padre Luca Savoldelli, ma è soprattutto un innamorato di Gesù e del pallone. Non ha visto, se non alla tele come highlights, la vittoria del Lecco a Monza, ma è fiducioso e si è informato su tutto: «Avevo la festa dell’oratorio e me la sono persa – ammette –. Ero immerso nella festa della parrocchia che è andata benissimo, ma mancavano tanti parrocchiani che sono andati a Monza a vedere il Lecco, sia ragazzi che genitori con i figli. Stadio bello, costo basso, 5 euro, il che agevola la partecipazione anche delle famiglie. E stiamo parlando di uno stadio di Serie A».
Ma ora niente tentennamenti: «Ci sono stato a tutte le gare casalinghe e ci sarò anche con il Trento. Del Lecco è difficile pronosticare cosa potrà fare. Non me ne intendo molto da un punto di vista tecnico, ma so che l’atmosfera che c’è sia in campo che sugli spalti, dopo la stagione tribolata della scorsa stagione e dopo aver cambiato tre allenatori, è eccezionale. Aver ricominciato con tantissimi abbonati è sicuramente una cosa bellissima. E poi, se ci si ritrova primi dopo quattro giornate, vuol dire che l’onda che si era già alzata dalla parte dei tifosi sta trovando riscontro nelle gesta della squadra. Non prego per il risultato, ovviamente, ma per i tifosi sì. Ovunque vado porto quello che sono e allo stadio rimango un religioso, un consacrato, un sacerdote: faccio memoria di chi incontro in Curva o allo stadio e prego per loro per presentarli al Signore».
Poi la sorpresa. Padre Savoldelli è stato recentemente in Camerun e gli è venuto spontaneo incontrare il franco-camerunense Frederick Ndongue: «Sono fiducioso in Ndongue. Mi piace la squadra per atteggiamento e per grinta, ma sono speranzoso nell’entrata in campo di Ndongue, che ho avuto la fortuna di incrociare fuori dallo stadio. Mi sono fermato a parlare con lui e ho avuto un’ottima impressione. E poi, nelle tre settimane estive in cui il Lecco era in ritiro, noi facevamo tanto calcio all’oratorio. Trovare un giocatore così disponibile mi fa tifare per lui con più convinzione».
Ma la realtà è un’altra. «La partita più bella che ho vissuto quest’estate non è stata a Lecco, ma su un campo in terra rossa, in Camerun: è iniziata alle 15 ed è finita al tramonto del sole. Ero sfinito. Su un campo che non era un campo, con le porte fatte dai fusti di granoturco, è stata una partita infinita. La traversa era opinabile, ma ci siamo divertiti tantissimo e i ragazzi, quando era incerto, guardavano in Chiesa e chiedevano se fosse gol o meno, come fosse un Var divino. Quella gioia è stata incredibile. Spero di riviverla anche con il Lecco e, anzi, ne sono convinto. Con il Trento bisogna vincere e gioire tutti insieme ancora una volta».
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