Fra Grosio e Mazzo, i boschi pullulano di spacciatori

Una rete capillare che sembra non estinguersi mai. Residenti indignati: «Meglio i lupi o l’orso di questa gentaglia»

Grosio

Una volta, nei tempi belli, ci si introduceva nel bosco per cercare in estate lamponi o mirtilli e poi i funghi e tutto quello che di naturale c’era. Ora, da un annetto, nei boschi da Grosio a Mazzo i motivi per entrare nel bosco non sono così edificanti. La zona dell’Oltre Adda in quel di Grosio, salendo da Ponte delle Capre e andando a ricongiungersi con l’altra strada che da Casale Lago sale al Mortirolo, è diventata la terra dello spaccio. Stesso discorso per i boschi nella zona alle spalle dell’area artigianale di Mazzo.

Extracomunitari che come zingari si spostano da un bosco all’altro a seconda di quando entrano nel mirino delle Forze dell’Ordine e quindi, sentendosi braccati, decidono che è giunto il momento di cambiare area e piazza dello smercio di sostanze stupefacenti. Moderni viandanti del mal fare che sembrano essere diventati padroni assoluti del bosco come fossero animali feroci. Castagneti dagli splendidi colori autunnali che si sono trasformati in una giungla tetra, teatro dei loro meschini affari. «Meglio avere il lupo o l’orso rispetto a questa gente» affermano i cittadini più indignati.

Le segnalazioni alle autorità comunali e alle Forze dell’Ordine giungono, ma il compito di fronteggiare questa azione criminale che è una piaga di molte altre zone della provincia, come è emerso dalle brillanti operazioni delle Forze dell’Ordine nei mesi scorsi, non è certamente facile. Pare che nella maggior parte dei casi i pusher siano persone senza neppure il permesso di soggiorno, comandati da organizzazioni criminali che li utilizzano come sentinelle del bosco e camerieri che portano l’ordinazione.

Un’organizzazione capillare e assolutamente diabolica. Pare che le varie bande che controllano la zona abbiano il loro potere in una scheda telefonica nella quale ci sono tutti i numeri degli acquirenti. Insomma, proprio come si usava un tempo col proprio negoziante di fiducia per fare la spesa: basta chiamare ed ordinare. Per non rischiare nulla i pusher sanno ovviamente di non dover mai rispondere ai numeri che non compaiono nella propria lista; clienti anonimi non avranno mai risposta proprio per evitare infiltrazioni. Cosa succede con un’organizzazione simile? In pratica anche quando le Forze dell’ordine riescono a catturare le persone che agiscono nel bosco, gli ultimi anelli della catena, quelli che hanno il contatto col cliente, per l’organizzazione cambia poco o nulla. È un po’ come la lucertola che procede anche senza la coda: basta sostituire queste pedine, e lo schema vincente prosegue. Proprio per questo motivo è impresa ardua azzerarli. Responsabili del giro che sembrano diabolici e più forti di tutto, ma pure spietati nei confronti di chi minaccia anche inconsapevolmente il loro business e li disturba nei «loro» boschi. Più nessuno si avventura in passeggiate. In questo periodo della stagione i padroni dei boschi dovrebbero essere i cacciatori con licenza di catturare gli animali consentiti. Ora nel ruolo di cacciatori ci sono anche le Forze dell’ordine in cerca di prede furbe e argute, disposte a tutto pur di non finire nelle maglie della Giustizia. Resta poi da definire il legame di queste organizzazioni padrone dei boschi col mondo locale legato allo spaccio. Bisogna capire se sia un ramo evoluto oppure un mondo parallelo che ha trovato terra fertile qui. Tutte questioni al vaglio degli inquirenti.

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