Livigno, cantiere sotto sequestro: i primi riscontri dalle indagini

Tre gli indagati: il legale rappresentante di Sitas e i titolari delle due imprese incaricate. Le ipotesi di reato vanno dall’abuso edilizio ambientale e paesaggistico alla gestione illecita di rifiuti

Livigno

I giorni passano e il cantiere per l’adeguamento della pista da sci chiamata ad ospitare la gara di Coppa del Mondo del 27 dicembre sul versante della Costaccia, a Livigno, resta bloccato. Prima per l’iniziativa dei carabinieri forestali di Bormio e Sondrio, poi per la convalida del provvedimento cautelare da parte del giudice delle indagini preliminari del Tribunale, Fabio Giorgi. A fare scattare l’indagine preliminare, coordinata dal pm Daniele Carli Ballola, sono stati non uno, ma due esposti a firma di un residente molto conosciuto in paese il quale ha informato i forestali e poi ha trasmesso le segnalazioni direttamente alla Procura guidata da Piero Basilone.

Nelle ultime 24 ore, tra l’altro, i militari del comandante Andrea Turco sono tornati in Alta Valle per notificare la misura ai tre indagati (il legale rappresentante di Sitas, la società degli impianti di risalita, e i titolari delle due imprese incaricate dell’opera) e anche per sostituire i precedenti cartelli apposti nell’area alla quale, lo scorso 9 settembre, sono stati messi i sigilli con altri che indicano il nuovo provvedimento, stavolta del gip.

La situazione, insomma, si è fatta maledettamente complicata per chi deve eseguire gli interventi. La metà di settembre è stata ampiamente superata e il tempo stringe, in relazione anche alla quota altimetrica elevata, ossia oltre i 2300 metri, in cui operano le ruspe: lassù basta una giornata di maltempo che la pioggia si trasforma in neve e le temperature rigide impediscono di lavorare.

Al momento agli inquirenti non risultano contromosse da parte della società, ad esempio con una richiesta, da parte degli avvocati, di rendere interrogatorio al giudice. “Se perdono altro tempo a sistemare ciò che non va - si fa sapere da fonti qualificate - rischiano seriamente di non fare in tempo a essere pronti. Si devono considerare, tra l’altro, i tempi necessari per il campionamento delle rocce e le analisi da parte di Arpa”. Chi è al lavoro all’inchiesta rileva, inoltre, “che gli scavi e i movimenti terra non erano iniziati da molto tempo e le ditte incaricate devono pure tagliare delle piante nella parte più bassa del percorso per allungare la pista perché al momento non c’è la lunghezza idonea per il Super G”. Dalle indagini sarebbe emerso che da parte della società è stata “avanzata la richiesta di autorizzazione al taglio degli alberi, ma l’autorizzazione non è stata ancora concessa. E, per il resto, ossia i lavori già eseguiti, non ci sono progetti sulla carta, ma procedevano a occhio senza sezioni e planimetrie di progetto”.

Ma sia il presidente di Livigno Next, Luca Moretti, che il sindaco, Remo Galli, nei giorni scorsi, dopo l’avvenuto blitz, si erano dichiarati fiduciosi sull’esito dei controlli: “La gara si farà regolarmente a Livigno”.

I reati ipotizzati: abuso edilizio ambientale e paesaggistico, nonché gestione illecita di rifiuti. L’abuso edilizio sarebbe dovuto all’assenza di qualunque atto autorizzativo, da Comune e Soprintendenza. La gestione illecita dei rifiuti, invece, è riconducibile all’assenza di un piano scavi approvato da Arpa.

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