Livigno, l’addio a Don Battista Galli: “Lascia un ricordo indelebile”

Chiesa gremita per l’ultimo saluto al sacerdote che ha dedicato la vita ai poveri e alla comunità. Don Bormolini ne ricorda l’impegno e le intuizioni.

Livigno

Nella stessa chiesa parrocchiale di Santa Maria di Livigno nella quale, nel mese di luglio, monsignor Battista Galli aveva celebrato il suo sessantesimo di sacerdozio, ieri mattina è stata celebrata la messa esequiale. Chiesa gremita e tanti sacerdoti presenti. L’arciprete di Tresivio, don Augusto Bormolini, ha avuto il compito di ricordarlo: «Prima ancora di papa Francesco, che lui aveva conosciuto in Argentina, don Battista diceva di accogliere i poveri, non giudicarli ma proteggerli, perché non sono protetti da nessuno, promuoverli, cioè tirare fuori le potenzialità ed integrarli.

Ha lasciato un ricordo indelebile di bontà, capacità di relazione, umiltà; se lui fosse qui sentendomi mi direbbe “non dire stupidaggini”, come era solito dire quando lo si elogiava. Era una persona ottimista anche se vedeva i tempi moderni con un po’ di fatica. Dio ha operato grandi cose con don Battista che ha messo la sua vita a servizio della comunità, della diocesi, nei giovani nella scuola e nei gruppi Acr. Se la Caritas nella nostra diocesi ha avuto sviluppo lo si deve a lui. Lui ha avuto l’intuizione del centro ascolto Caritas; ora sono 14 nella nostra diocesi». Fino all’ultimo è stato un vulcano di iniziative, come ha ricordato don Bormolini: «Ogni estate convocava a Livigno i rappresentanti di tutte le Caritas lombarde per un momento di confronto. Voleva che ci aggiornassimo sulle problematiche ecclesiastiche e sociali. Ogni quindici giorni una dozzina di sacerdoti ci trovavamo da lui a Paniga per momenti di analisi e riflessione. Nell’ultimo incontro aveva telefonato al suo amico, il vescovo di Padova, per venire a parlare a Paniga a fine mese del fondatore Caritas italiana». «Lo voglio ricordare con alcuni slogan che ha fatto propri e ha trasmesso, esempi che restano nella memoria. Diceva spesso “il poco di molti vale di più del molto di pochi” perché fa partecipare tutti. Un’altra sua frase: “Bisogna fare bene il bene, perché si può essere nella Caritas e fare male il bene”: non è sempre facile fare la carità».

Altri slogan del sacerdote di Livigno, spentosi a 84 anni: «“Chi si impegna e fa il volontario nella Chiesa non deve dire purtroppo devo impegnarmi, ma per fortuna posso fare qualcosa per la mia comunità”. “Non bisogna fare per carità ciò che bisogna fare per giustizia”». Stava al fianco di chi aveva bisogno: aveva creato gemellaggi per le popolazioni terremotate del Friuli e dell’Umbria, andò in Croazia appena dopo la guerra. «Ringraziamo il Signore per averci donato questo prete – ha concluso don Augusto –. Anche voi di Livigno avete buoni motivi per dire grazie a don Battista che si era inspirato a don Renzo Beretta. Era instancabile nella sua voglia di imparare il linguaggio dei giovani per trasmettere meglio la parola a loro, sia agli alunni che a quelli del centro giovanile don Filippo di Como: quest’anno con quei giovani diventati vecchi, con i quali aveva sempre mantenuto un legame fortissimo, facendo il cammino fino a Gaeta, la terra di don Filippo Neri».

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