
Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 21 Agosto 2025
Ludovica, la lupa che ci tiene informati sul branco del Tonale
L’esemplare, nato nel 2023, è monitorato costantemente dai tecnici del parco dello Stelvio grazie a un radiocollare
Invece di partire per formare un nuovo nucleo familiare, ha deciso di fare, ancora per un po’, la sorella maggiore. È rimasta con i genitori e i fratelli più giovani per contribuire attivamente alla vita del gruppo. Aiuta nella difesa del territorio, nella cura dei cuccioli, nella condivisione del cibo e supporta i genitori durante la caccia. In una foto scattata dai ricercatori del Parco Nazionale dello Stelvio, che ne seguono i movimenti, la si vede osservare attentamente i fratelli cuccioli mentre giocano fra erba e sassi.
Così i divulgatori del Parco Nazionale dello Stelvio, versante lombardo, descrivono la lupa Ludovica, parte del branco del Tonale formatosi negli anni 2018-2019, la prima ad essere stata radiocollarata in questa porzione di parco nella notte fra il 31 marzo e il 1° aprile scorsi, sulla rubrica Facebook dedicata a questo animale. Il primo post è del 22 luglio scorso, poi ne è seguito un secondo pochi giorni fa, il 19 agosto, e altri ne seguiranno per dar conto dei risultati di questo monitoraggio.
In un modo delicato, avvincente e con una grafica quasi da fiaba, anche se alla base di questo monitoraggio ci sono ore di osservazione e di intenso lavoro scientifico.
Come annunciato in sede di cattura, Ludovica, quindi, era ed è rimasta una helper, un’aiutante del gruppo. Per ora è con i genitori e, chissà, magari vi rimarrà anche in futuro, al sicuro, nel branco, che nel caso dei lupi è estremamente protettivo.
Lucrezia Lorenzetti, curatrice delle illustrazioni, ha fornito anche una carta d’identità della lupa, nata nel maggio del 2023, del peso di 28,4 chili, lunga 112 centimetri, 64 al garrese, una pianta del piede di 24,5 centimetri, e con una coda lunga 38. L’orecchio è alto 14 centimetri e ha un bel manto grigio rossiccio.
Insomma, una lupa in forma, che alle 2.05 della notte del 31 marzo scorso ha infilato la zampa dritta dritta nella trappola tesa dai ricercatori del Parco per acciuffarla, sedarla e metterle il radiocollare. Non è stato facile arrivare a lei, perché prima che finisse in trappola, ci erano finiti tanti altri animali. Ogni volta la squadra del Parco partiva col cuore in gola sperando fosse un lupo, invece erano volpi, tassi, faine. Ben 12 le sessioni di cattura andate a vuoto per un totale di 67 notti di attesa, svegli e concentrati. Fino a quando l’allarme è scattato ed era proprio lei, Ludovica.
Uno splendido esemplare di lupo italico grazie al quale, ora, i ricercatori del Parco possono conoscere molto di più della socialità del branco, capire l’universo misterioso di questo animale, attivare con più consapevolezza programmi di prevenzione a tutela della convivenza fra specie, sia lupo-uomo, sia lupo-animali d’allevamento.
La cattura è stata indolore per la lupa e tutto ha funzionato per il meglio; nel giro di pochissimo è stato messo il radiocollare e l’animale liberato nel bosco. Una grandissima emozione per il team di ricerca formato, fra gli altri, da Luca Pedrotti, Valerio Donini, Matteo Nava, Luca Corlatti, anche se occorre fare attenzione perché le catture costituiscono comunque un disturbo importante per i branchi.
L’obiettivo sarebbe quello di effettuarne un’altra, su esemplari riproduttivi, ma non sarà così facile. Per ora, c’è Ludovica a fare da tramite fra il mondo dei lupi e quello degli umani.
In Valfurva e in Val di Rezzalo, invece, la tecnica di monitoraggio di wolf howling, cioè la diffusione di registrazioni di ululati durante la notte per richiamare esemplari presenti, adulti e cuccioli, non ha sortito effetto. Nessuno ha risposto, quindi le presenze non sono confermate, anche se non possono essere del tutto escluse.
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