Cronaca / Tirano e Alta valle
Lunedì 24 Novembre 2025
Braulio verso un nuovo acquirente: Campari valuta la cessione
Il Gruppo Campari starebbe valutando la cessione del marchio Amaro Braulio insieme ad altri. Diverse aziende del settore sarebbero interessate all’acquisto.
Bormio
Braulio verso un nuovo acquirente. Potrebbe aprirsi un nuovo capitolo nella lunga storia dell’amaro valtellinese nato nel 1875 e ancora oggi profondamente legato al territorio di Bormio, dove si trovano le storiche cantine in via Roma.
Secondo le indiscrezioni diffuse negli ultimi giorni dalla stampa nazionale, il Gruppo Campari - proprietario del marchio dal 2014 - starebbe valutando la cessione di Braulio insieme ad Averna e al mirto Zedda Piras, nell’ambito di un piano di razionalizzazione del portafoglio voluto dal ceo Simon Hunt.
L’operazione, che potrebbe valere attorno ai 100 milioni di euro, andrebbe a coinvolgere marchi che generano complessivamente circa 80 milioni di fatturato annuo. Prodotti iconici del panorama liquoristico italiano che rappresentano però una quota minoritaria dei ricavi consolidati di Campari e che hanno una redditività inferiore rispetto alla media del gruppo che conta 72 marchi.
Tra i potenziali interessati, secondo le indiscrezioni di mercato, figurerebbero nomi di peso dell’industria nazionale degli spiriti: Montenegro, Illva Saronno, Fratelli Branca, Lucano 1894 e, più recentemente, anche il gruppo New Princes di Angelo Mastrolia.
In Valtellina, la notizia ha attirato immediatamente attenzione e curiosità. Il futuro del marchio Braulio tocca infatti da vicino l’identità di Bormio e la storia di un prodotto che, da quasi 150 anni, racconta la cultura alpina e il rapporto speciale con le erbe del Monte Braulio. Fu il farmacista Francesco Peloni, a fine Ottocento, a creare la miscela segreta di radici, bacche e piante officinali che ancora oggi caratterizza l’amaro. Una ricetta tramandata per generazioni: dal figlio Attilio, che portò Braulio nelle fiere italiane ed europee, al nipote Egidio Tarantola Peloni e al figlio Edoardo, fino alla cessione alla Fratelli Averna e poi al passaggio definitivo sotto il Gruppo Campari.
Il legame con Bormio non si è mai interrotto. Le cantine - che agli inizi occupavano pochi metri all’interno della farmacia di famiglia - si sono ampliate dagli anni ’70, seguendo la crescente popolarità del prodotto. Nel 2017 è arrivato un importante restauro con l’aggiunta di 1600 metri quadrati di spazi sotterranei e oltre mille botti di rovere di Slavonia.
Il 2023 ha segnato un ulteriore passo con la nascita di Casa Braulio, un progetto che unisce restyling del marchio e valorizzazione delle Antiche Cantine. Un luogo immersivo dove tradizione e tecnologie interattive raccontano la storia dell’amaro e della famiglia Peloni, trasformandolo in un punto di attrazione culturale e turistica per l’intera valle.
Proprio per questo, l’ipotesi di un cambio di proprietà suscita interrogativi e attese nel territorio. Le organizzazioni sindacali locali, Cgil, Cisl e Uil, pur non avendo relazioni dirette con il Gruppo Campari a Bormio, seguono con attenzione la vicenda, appresa anch’esse dagli organi di stampa. Nessuna comunicazione ufficiale è finora arrivata dall’azienda.
Sul piano strategico, la possibile cessione dei marchi italiani sembra coerente con la linea annunciata da Campari, che guarda a una concentrazione degli investimenti su brand globali come Aperol, Espolòn, Campari, Courvoisier e Wild Turkey. Braulio, pur rappresentando un’eccellenza nella categoria degli amari e mantenendo un forte valore identitario, appartiene invece a un portafoglio definito «cedibile», che in prospettiva potrebbe includere anche marchi minori in Brasile e Giamaica.
Se l’operazione dovesse concretizzarsi, resta da capire quale impatto potrà avere sul futuro produttivo e turistico di Bormio. La speranza è che il valore storico e territoriale di Braulio continui a essere preservato, mantenendo viva una tradizione che non è solo industriale, ma parte integrante del patrimonio culturale locale.
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