Olimpiadi, la protesta degli esercenti di Bormio 2000: «Le nostre attività saranno inaccessibili»

Le attività sulle piste di Bormio 2000 denunciano l’impossibilità di operare durante i Giochi invernali e la mancanza di un piano di supporto.

Il sole è il simbolo di Bormio 2000, ma secondo gli operatori commerciali di questa area sciistica le Olimpiadi rischiano di portare nubi con mancati introiti economici rispetto al consueto. Le direzioni di Chalet La Rocca, Ristorante Albergo Gallo Cedrone, Scuola Sci Gallo Cedrone, Noleggio Gallo Cedrone, Ristorante Kiosko Gallo Cedrone, Oltre Alpine Hotel, Hotel Girasole, Ristorante I Laghetti, Chiosco da Michele, Bewhite Apres Ski & Restaurant e Bosk Bas lanciano un grido d’allarme congiunto a tutte le Istituzioni, a Regione Lombardia e al presidente Attilio Fontana, in merito alle imminenti ripercussioni, a loro dire insostenibili, derivanti dall’organizzazione dei Giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026 sulle loro attività.

«A fronte delle decisioni – spiegano gli imprenditori – che sembrano ormai definitive da parte degli Enti impegnati nell’organizzazione delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, tra cui la Fondazione Milano-Cortina, le nostre attività risulteranno di fatto inaccessibili al pubblico per un lungo periodo a cavallo tra gennaio e febbraio. Si tratta, in sostanza, di una chiusura dovuta dall’impossibilità di essere raggiunti dai nostri ospiti abituali proprio nel periodo più vitale della stagione invernale, una condizione che segue una logorante convivenza con i cantieri che ha già pesantemente condizionato l’estate 2025».

I titolari dei locali speravano di arrivare ai giochi con soluzioni anche a loro favorevoli, ma così non sembra. «Nonostante le innumerevoli riunioni, incontri e sopralluoghi tenuti con gli Enti preposti per oltre due anni, e malgrado le reiterate rassicurazioni e promesse, le nostre strutture temono un fortissimo e drammatico contraccolpo economico. Finora non è stato condiviso nessun piano operativo concreto che mitighi l’impatto economico e organizzativo sui nostri esercizi e sui nostri dipendenti».

L’amarezza è profonda. «Nel corso di questi anni, abbiamo offerto tutta la nostra massima collaborazione ad essere coinvolti nell’ospitalità di operatori, volontari e organizzatori, ma le scelte fatte sembrano aver ignorato la nostra disponibilità. La forzata inattività nel periodo più significativo dell’anno non verrà compensata da alcuno strumento di sostegno per l’evidente perdita economica né per i lavoratori coinvolti. Questo equivale a negare il diritto al lavoro, oggi reso inesercitabile per la totale mancanza di chiare determinazioni circa tempi, modi e limitazioni di un’organizzazione che ci vede tutti coinvolti. Se le nostre realtà economiche non dovessero essere supportate con urgenza e concretezza rischiano un contraccolpo importante che ne può minacciare la sopravvivenza stessa. È urgente che venga chiarito un piano operativo con l’immediata istituzione di un fondo o di uno strumento di sostegno economico mirato a compensare le perdite del fatturato derivanti dall’impossibilità nell’essere regolarmente raggiunti da tutti i nostri clienti, abituali e non, tutelando i piccoli imprenditori e i lavoratori coinvolti con le loro famiglie».

Per le istituzioni replica il sindaco di Bormio, Silvia Cavazzi: «Tutte le attività sono state coinvolte nell’organizzazione evento. Il ristorante che non ha possibilità di far accedere il cliente in maniera tradizionale ha potuto contrattualizzarsi con Fondazione Milano Cortina e con le Forze dell’ordine, il modus operandi è sempre questo per tutti, ovvio nel caso specifico Bormio 2000 è nel comune di Valdisotto ed è quindi il collega Alessandro Pedrini a dover relazionare». Pedrini, da noi più volte contattato, ma irreperibile.

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