
Cronaca / Tirano e Alta valle
Lunedì 05 Maggio 2025
Tirano, Comunità montana: duro attacco della minoranza
La risposta della presidente Giordana Caelli: «Non accettiamo lezioni da chi, dall’inizio del mandato, diserta le assemblee e non apporta alcun contributo di idee e proposte»
Tirano
«Stanno facendo poco e pure male. A distanza di nove mesi dall’insediamento della giunta esecutiva guidata da Giordana Caelli, il bilancio è fallimentare, sia dal punto amministrativo che politico». Inizia con queste parole la nota di fuoco dei sindaci della minoranza in Comunità montana – Dario Corvi di Aprica, Christian Sertorio di Bianzone, Gian Antonio Pini di Grosio, Ivan Filippini di Teglio, Franco Marantelli di Villa di Tirano – che esprimono il loro giudizio «fortemente critico» sull’operato della Comunità montana di Tirano.
Un giudizio «basato sui fatti», come precisano, frutto di «un lungo elenco che comprende provvedimenti discutibili, opportunità di finanziamento perse, problematica gestione degli uffici – proseguono -. Si aggiungono nomine fatte senza cognizione causa con le persone sbagliate che occupano i posti sbagliati: il risultato è un ente penalizzato nella sua rappresentatività, ininfluente e incapace di qualsiasi raccordo con i Comuni, in particolare con quelli che non hanno condiviso un progetto amministrativo che sin dalla sua presentazione, l’estate scorsa, aveva evidenziato tutti i suoi limiti. Alla luce dei fatti, possiamo dire che è andata anche peggio di quanto avevamo immaginato». In quello che i cinque sindaci definiscono un «disastro amministrativo» emergono due fatti in particolare.
«La presidente Caelli e i suoi non sono stati capaci di riattivare la pista per lo sci di fondo di Trivigno che rappresenta una risorsa sia per la nostra gente che in chiave turistica – affermano -. Eppure ci sarebbe stata la possibilità, bastava attivarsi per tempo. Lo stesso per la Trivigno-Mortirolo: possibile che non siano in grado di utilizzare al meglio risorse già a disposizione? Nell’ambito dell’ufficio di piano si è rivelata sciagurata la decisione di ospitare nella sede della Comunità montana i servizi delle assistenze sociali con un viavai di persone che male si concilia con l’attività dell’ente. Ci fermiamo qui ma ci sarebbe molto altro a confermare il fallimento su tutta la linea. Negare il confronto e arroccarsi sulle proprie posizioni è sintomo di debolezza e la giunta esecutiva ha mostrato tutti i suoi limiti. Sorprende l’arrendevolezza di Tirano, che dovrebbe trainare il mandamento nel suo ruolo di capoluogo, subalterno ai piccoli Comuni, tanto da decidere nuove ripartizioni dei fondi del regolamento 33 non più basate sul numero degli abitanti ma con formule ad hoc che favoriscono solo i Comuni che fanno parte della maggioranza in Cm, com’è sempre stato, penalizzando Tirano ma anche Grosio, Villa di Tirano e Teglio, ovvero i Comuni più importanti nei quali risiede la maggioranza della popolazione».
E concludono: «In questa situazione, poiché non c’è limite al peggio, temiamo la deriva di un ente che non è più in grado di essere un sostegno per i comuni. Così è una palla al piede per il mandamento: un ente inutile del quale non sentiamo la presenza e di cui non sentiremo la mancanza se sarà soppresso».
Non si è fatta attendere la risposta della presidente della Cm di Tirano, Giordana Caelli. «Le tematiche e le scelte amministrative che riguardano il territorio della Cm si discutono nelle sedi amministrative e durante le assemblee e non a mezzo stampa. Per questo non accettiamo lezioni da chi, dall’inizio del mandato, diserta le assemblee e non apporta alcun contributo di idee e proposte». Caelli conclude: «Ricordo che le porte della Cm sono sempre aperte a tutti gli amministratori di buona volontà che abbiano a cuore il bene del mandamento di Tirano e che non siano soltanto alla ricerca di un momento di visibilità sui giornali o, peggio, di incarichi da ricoprire».
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