Tirano: tangenziale a metà, Della Vedova attacca Salvini

L’ex sottosegretario tiranese contro il ministro: «Si è gonfiato il petto con un’opera finanziata dal governo Renzi. Non era il caso di fare promesse»

Tirano

«Un azzardo. Senza una ragione plausibile se non di propaganda, per smentire il ministro Salvini soltanto a metà». È un giudizio tagliente quello di Benedetto Della Vedova, parlamentare tiranese ed ex sottosegretario, impegnato in prima persona ai tempi dei governi Renzi e Gentiloni nel completamento del quadro finanziario della nuova tangenziale di Tirano. La decisione, annunciata venerdì, di aprire parzialmente l’opera in occasione delle Olimpiadi - 3,3 chilometri, dalla rotatoria di Villa di Tirano allo svincolo per la zona industriale, con innesto sulla viabilità comunale fino all’attuale Statale 38 - per l’esponente di +Europa non risponde a logiche tecniche o funzionali. «Bisogna partire da un punto - chiarisce subito Della Vedova -: la tangenziale non è un’opera olimpica. Il finanziamento fu chiuso dieci anni fa con un intervento governativo da 90 milioni di euro. Quando ho sentito Salvini definirla opera olimpica mi sono detto... boh. E lo stesso quando a Tirano lui e Giorgetti promisero che sarebbe stata pronta per i Giochi. Era noto che lo scavo della galleria avesse incontrato materiali imprevisti, che il cantiere fosse in difficoltà. Non era il caso di fare promesse». Il punto, insiste, non è attribuire colpe al ministro: «Non dico che Salvini sia responsabile dei ritardi. Dico che era meglio non illudere, non gonfiare il petto per un’opera finanziata da un governo, come direbbe lui, della sinistra». Il nodo, però, adesso, vista l’impossibilità di concludere l’opera in tempo, è la scelta di aprire una porzione della tangenziale, deviando traffico turistico e locale su un tracciato provvisorio e su vie cittadine. «Da tiranese cresciuto sul lungo Adda mi sembra un azzardo, una proposta insensata – sostiene Della Vedova -. Quelle strade non sono fatte per ospitare traffico massiccio: marciapiedi in alcuni tratti non ci sono, gli attraversamenti sono pochi, le curve e controcurve rischiano di confondere chi non conosce la zona. E laddove il lungo Adda si ricongiunge con la 38 il collo di bottiglia sarebbe inevitabile». Al contrario, sottolinea, Viale Italia e l’asse storico della Statale, per quanto nessuno li vorrebbe gravati da code e inquinamento «hanno dimostrato per decenni di saper reggere picchi di traffico eccezionali. Sono attrezzati, hanno semafori, spazi adeguati, attraversamenti sicuri». Il paradosso, osserva Della Vedova, starebbe proprio qui: «Se davvero ci sarà traffico pesante sarà molto peggio che sulla 38. Se invece non ci sarà alcun traffico, allora non serve a nulla cambiare la viabilità. In ogni caso è un disagio gratuito». Da qui il sospetto che la decisione risponda più a esigenze politiche che viabilistiche: «Non vorrei che l’obiettivo fosse quello di smentire Salvini solo a metà, per non ammettere che la promessa non è stata mantenuta. Sarebbe molto più serio dire: speravamo di farcela, non è colpa nostra, ma è andata così». L’apertura parziale rischierebbe inoltre di generare un danno d’immagine alla città: «Si finirebbe per incanalare i turisti non verso la basilica o il centro, ma nella zona industriale. Uno spot al contrario per Tirano». Per questo Della Vedova auspica un ripensamento da parte delle istituzioni locali e degli organismi preposti alla gestione del traffico: «Basterebbe farsi un giro per capire che questa scelta non sta in piedi. Tirano merita serietà, non soluzioni improvvisate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA