«Triassic Park», a Valdidentro migliaia di orme di dinosauri

Le impronte, risalenti al Triassico, sono state trovate su pareti di dolomia. La straordinaria scoperta è avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Valdidentro

Nel cuore delle Alpi, nella Valle di Fraele, tra Livigno e Bormio - luoghi che ospiteranno le gare delle Olimpiadi - la storia ha fatto un inatteso e straordinario dono. Nel settembre scorso, un fotografo naturalista ha individuato su estese pareti di dolomia quasi verticali, camminate di dinosauri lunghe centinaia di metri, testimonianza di un passato che risale a oltre 200 milioni di anni fa. Le orme, conservate in ottimo stato nonostante l’altitudine, mostrano tracce di dita e artigli impresse su piane di marea alla fine del Triassico. L’area non è raggiungibile tramite sentieri, quindi per studiarle si dovranno impiegare droni e tecnologie di telerilevamento.

Le foto, le prove geo-paleontologiche e i video realizzati dal Nucleo Carabinieri ’Parco dello Stelvio’ di Valdidentro sono stati presentati, per la prima volta, durante la conferenza stampa a Palazzo Lombardia. Secondo le analisi del Museo di storia naturale di Milano e dell’Università di Bergamo, per conto del Parco nazionale dello Stelvio, questo rappresenta il più importante giacimento di tracce fossili del Triassico in Europa.

La scoperta assume un significato ancora più profondo perché avviene alla vigilia di un evento mondiale come le Olimpiadi. È come se la storia avesse voluto omaggiare il più grande evento sportivo globale, unendo passato e presente in un simbolico passaggio di testimone tra natura e sport. Lo scorso 14 settembre, nel corso di un’escursione per fotografare cervi e gipeti, Elio Della Ferrera nota, con il binocolo, un versante roccioso che espone strati quasi verticali: quello che cattura la sua attenzione sono le numerose depressioni che percorrono quegli strati. Alcune mostrano chiare tracce di dita e di artigli: sono certamente impronte lasciate da grandi animali del passato.

Il giorno dopo Elio Della Ferrera telefona a Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di storia naturale di Milano, per confermare questa affascinante ipotesi. Viste comparire le prime foto sul cellulare, Dal Sasso quasi non crede ai propri occhi: sono certamente orme di dinosauro, mai segnalate in precedenza. Nella stessa giornata la notizia di questa eccezionale scoperta viene comunicata alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Sondrio e Varese, responsabile per la tutela dei beni paleontologici, che a sua volta informa la Direzione del Parco nazionale dello Stelvio, nel cui territorio ricade l’area dei ritrovamenti.

Per delimitare l’area degli affioramenti e raccogliere le prime informazioni, la Soprintendenza costituisce un gruppo di lavoro chiedendo la collaborazione del Museo di storia naturale di Milano e del Parco dello Stelvio, che prontamente si attivano. Il paleontologo del Museo di Milano fa un primo sopralluogo accompagnato dal Nucleo Carabinieri Parco-Valdidentro, dal personale scientifico del Parco e da Elio Della Ferrera, prima che la neve copra tutto.

Le orme di gran lunga più numerose hanno una forma allungata e sono state prodotte in gran parte da animali ad andatura bipede. Da stime preliminari effettuate su base fotografica il numero di orme è stimabile in alcune migliaia.

«Questo luogo era pieno di dinosauri, è un immenso patrimonio scientifico. Le camminate parallele sono prove evidenti di branchi in movimento sincronizzato e ci sono tracce di comportamenti più complessi, come gruppi di animali radunati in cerchio, forse per difesa», afferma Cristiano Dal Sasso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA