
Campanari: «Il tema energetico
è strategico e di interesse nazionale»
Lo ha ribadito il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio aprendo il convegno “Energia e scenari globali”: «Alla luce della situazione internazionale, anche degli eventi delle ultime ore, è evidente come la geopolitica sia diventata una costante, purtroppo invadente, nella vita quotidiana e ancor più in quella delle imprese»
Lecco
Il tema dell’energia, intrecciato a doppio filo con gli equilibri geopolitici globali, non è mai stato così centrale. A ribadirlo è stato Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, aprendo il convegno “Energia e scenari globali”: «Alla luce della situazione internazionale, anche degli eventi delle ultime ore, è evidente come la geopolitica sia diventata una costante, purtroppo invadente, nella vita quotidiana e ancor più in quella delle imprese. Il tema energetico è oggi strategico e di interesse nazionale: l’Europa ha commesso gravi errori, a partire dalla Germania, e anche l’Italia non è esente da responsabilità. L’unico aspetto positivo di questa crisi è che finalmente si affronta il nodo della strategia energetica nazionale».
Paolo Arrigoni, presidente del Gse, ha offerto un’analisi dei prezzi dell’energia e delle dinamiche che li influenzano. L’aumento è iniziato prima della guerra in Ucraina: «Nel secondo semestre 2021 il gas ha raggiunto i 43,6 euro/MWh, mentre il PUN dell’elettricità è salito a 136,6 euro/MWh». Il confronto europeo penalizza l’Italia: «Nel 2024 l’elettricità costava il 38% in più rispetto alla Germania, il 72% rispetto alla Spagna, l’87% rispetto alla Francia». Il mix energetico italiano resta fortemente sbilanciato: «Il gas pesa ancora per il 45%. In Francia il nucleare copre il 64%, in Germania il carbone ha ancora un ruolo, la Spagna ha un mix più equilibrato». Anche la dipendenza dall’estero è un nodo critico: «Nel 2023 l’Italia ha importato il 95% del gas, e il dato è rimasto invariato nel 2024. Importiamo anche il 17% dell’elettricità». I consumi di gas nel primo quadrimestre 2025 sono cresciuti del 7,4%, l’import di GNL del 25%. Nel 2024 le rinnovabili hanno coperto il 48,8% della produzione: «Ma dobbiamo arrivare al 63% entro il 2030» ha ricordato Arrigoni.
Sul tema è intervenuto anche Giovanni Brussato, ingegnere minerario e analista: «Il tema dell’energia è trasversale: non esiste industria senza energia. Dopo un decennio di relativa stabilità, dal post-Covid i costi hanno ripreso a crescere. Prima del 2019 il prezzo medio all’ingrosso difficilmente superava i 50 euro/MWh, ora siamo stabilmente sopra quei livelli. Non si è mai trovata un’alternativa al gas russo alle stesse condizioni: questo sta compromettendo la competitività». Durante la tavola rotonda, Brussato ha aggiunto: «La transizione ecologica non può prescindere da una nuova geopolitica dei materiali critici. Senza accesso sicuro a rame, litio, cobalto e terre rare, nessuna transizione è possibile».
Sergio Giraldo, fondatore di Energytide e firma del quotidiano La Verità, ha commentato: «Il tentativo europeo di costituirsi potenza economica, monetaria e militare per emergere tra Usa e Cina si basa su presupposti fragili. Il Green Deal pretende di dettare una politica industriale costosa e inefficiente, che sta azzoppando la competitività dell’industria europea. Senza meccanismi di accountability politica, l’Unione europea, che a differenza di Cina e Usa non è uno stato nazionale, ha precipitato il continente in una crisi irreversibile». Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I., ha chiuso con un richiamo alla politica estera: «L’autonomia strategica non può essere solo europea. Senza una visione comune, l’Europa resterà esposta agli shock globali». Il convegno ha offerto uno sguardo tecnico e geopolitico su un tema cruciale per il futuro del Paese, richiamando istituzioni e imprese a scelte concrete, consapevoli e urgenti.
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