Fra Trump e Meloni c’è ancora l’Europa

Con l’arrivo di Donald Trump l’obiettivo di Giorgia Meloni è di accreditarsi in Europa come leader conservatore in grado di regalare all’Italia un rapporto privilegiato con gli Usa. Occorre, tuttavia, rilevare che, se nella politica interna le differenze identitarie tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia appaiono evanescenti, sul piano internazionale non è esattamente la stessa cosa. Per tali ragioni, Forza Italia ha saputo sapientemente ritagliarsi il ruolo di garante nel rapporto tra governo italiano e partner europei che guardano con sospetto al sovranismo filo-russo di Matteo Salvini e a quello filo-trumpiano di Giorgia Meloni.

Al fine di rassicurare i nostri alleati, la premier farebbe bene a chiarire quale sia esattamente il ruolo che intende svolgere in Europa sul presupposto indefettibile che fedeltà atlantica e fedeltà europea restano due opzioni irrinunciabili e, conseguentemente, inscindibili. Risulta, pertanto, necessario fugare ogni sorta di ambiguità in ordine alla piena adesione del nostro paese ad un percorso che, dopo le ostili esternazioni del presidente Usa, occorre rafforzare in piena sintonia con le nazioni che hanno storicamente condiviso con l’Italia il progetto comunitario. Per Giorgia Meloni non si tratta di un problema da poco, per svariate ragioni. Vediamole. Il sostegno del governo italiano all’Ucraina nel conflitto con la Russia, rischia di essere vanificato dal disimpegno che Donald Trump intende portare a compimento mediante un accordo con Vladimir Putin. I

n verità, questo accordo stenta a decollare posto che, fingendo di voler trattare, la Russia continua ad avanzare annettendosi nuovi territori. Si tratta di una situazione paradossale dalla quale, ad eccezione dello zar russo, tutti gli altri rischiano di uscirne con le ossa rotte: Zelensky, innanzitutto, poi Trump, l’Europa e, non per ultimo, Giorgia Meloni. La politica estera del nostro paese rischia, infatti, di impantanarsi in un pericoloso “cul de sac” che finisce per giovare solo a Matteo Salvini, putiniano di ferro e convinto assertore della pace in Ucraina dalla quale, rebus sic stantibus, sortirebbero benefici solo a favore della Russia. In quest’area, pertanto, sembra regnare il caos più assoluto. Ormai risulta chiaro a tutti che la fine del conflitto dipenderà solo dalla volontà di Putin. Questo è il vero motivo che rende sempre più irrequieto Donald Trump il quale si è presentato al mondo come il grande pacificatore che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina e al conflitto tra Israele e palestinesi. La verità è che i proclami di Trump si stanno rivelando un bluff clamoroso che rischia di intaccare anche l’immagine della nostra premier la quale ha probabilmente sottovalutato le conseguenze di un abbraccio con il tycoon americano che, sul piano internazionale, rischia di rivelarsi letale per il nostro paese.

Da par suo, Giorgia Meloni sta cercando di occultare le proprie difficoltà di manovra simulando una solerte attività di mediazione che, per ovvie ragioni, risulta indigesta alla Von der Leyen. In verità, la politica estera del nostro governo sembra scontare l’eccessiva euforia della destra europea nei confronti del trumpismo che molti sovranisti si sono illusi di poter brandire per boicottare la costruzione comunitaria. Come era facile prevedere, per il governo in carica tutte le complicazioni traggono origine dalla collocazione internazionale che il governo vorrebbe conferire al nostro paese. Un governo composto da tre forze politiche che hanno vocazioni differenti e strutturalmente incompatibili (europeismo di Forza Italia, sovranismo di Fratelli d’Italia, localismo della Lega) può reggere a patto che l’agenda politica non imponga scelte di politica internazionale di portata dirimente.

Purtroppo per Giorgia Meloni, l’epoca di pace tra le nazioni sembra essere un ricordo del passato e, in questo senso, l’arrivo di un personaggio “scorbellato” come Donald Trump non aiuta a ridare stabilità al quadro dei rapporti che il nostro paese è obbligato a coltivare. Una circostanza, tuttavia, deve risultare chiara a tutti: l’Ue deve restare l’unico attore legittimato a rapportarsi con gli altri Stati, siano essi amici, alleati o avversari. Piaccia o no, si prenda atto che esiste solo una politica estera: quella europea. Lo dicono i trattati, quindi, i sovranisti se ne facciano una ragione.

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