Tempesta perfetta La Francia nel caos

Crisi di governo, debito pubblico ipertrofico, ceti medi sul piede di guerra, presidenza della Repubblica in bilico, probabile coabitazione forzata, crisi delle istituzioni, rischio di elezioni anticipate: la Francia, “malato d’Europa”, è nella tempesta perfetta.

François Bayrou, a capo di un gabinetto centrista stritolato nella tenaglia della destra di Marine Le Pen e della sinistra di Jean-Luc Melenchon, ha preso atto della sfiducia, molto più ampia del previsto, dei deputati dell’Assemblea nazionale. Ieri si è recato all’Eliseo a rassegnare le dimissioni nelle mani del capo dello Stato Emmanuel Macron, sempre più anatra zoppa, che prenderà atto e soprattutto prenderà tempo per nominare un successore.

Bayrou aveva fatto un discorso ”lacrime, sudore e sangue”, all’insegna del realismo, giocando la sua ultima carta. I nodi erano arrivati ormai al pettine. La riduzione del debito, ha ripetuto, è questione di «urgenza vitale», assumendo toni da svolta storica. Il modello francese per il premier centrista «va reinventato» di fronte a sfide «immense» come la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale, tra quello che la Francia esporta e i beni importati (i dazi di Trump non aiutano in questo processo).

La tragedia francese, titola “Le Point” in copertina. Un dramma che ha molte cause: il calo della produzione, una scuola che non funziona e non garantisce a tutti una buona formazione, una crisi degli alloggi, l’emergenza climatica (la “canicule”, in un Paese ampiamente agricolo come la Francia quest’anno ha devastato i raccolti), gli squilibri tra le grandi città e i “deserti rurali”. La Francia, ha detto Bayrou, è una magnifica cattedrale da ricostruire. Oggi rischia l’incendio. Come Notre Dame. Il tutto nel quadro di una spesa pubblica incontrollata, incapace di gestire l’indebitamento (oltre 3.400 miliardi di euro con 70 miliardi annui di spesa per gli interessi, lo spread aumenta e non si sa come reagiranno i mercati). Il piano che ha fatto cadere il governo prevedeva tagli draconiani alle spese dei ministeri, alla scuola e alla sanità e a molte facilitazioni. Un attacco frontale al welfare, uno dei migliori al mondo, da sempre orgoglio dei francesi. E naturalmente un aumento dell’età pensionabile, che già aveva fatto infuriare i francesi insorti nelle piazze con i gilet gialli.

Ora una lunga sequela di appuntamenti cruciali attende il Paese. La rabbia rischia di esplodere in manifestazioni minacciate un po’ dappertutto. L’estrema destra vuole le elezioni anticipate mentre la sinistra vorrebbe anche le dimissioni del presidente della Repubblica, sempre più isolato e indebolito. Ma i poteri del semi presidenzialismo sono tali che sarà difficile che l’Eliseo non possa giocare altre carte. Nominando un premier proveniente da una coalizione diversa da quella presidenziale ad esempio, instaurando un regime di “cohabitation” (già avvenuto con Mitterrand e Chirac, Mitterrand e Balladur e ai tempi di Chirac e Jospin ma le acque erano molto più tranquille).

Dunque la crisi economica, divenuta crisi politica, rischia di divenire anche istituzionale, come ai tempi della Quinta Repubblica di De Gaulle, oggi incapace di resistere di fronte ai colpi inferti dai nuovi estremismi che dilaniano il Paese, ormai frantumato politicamente. Il problema, però, non è solo istituzionale. La ristrutturazione del panorama politico compiuta da Macron otto anni fa, quando ruppe l’alternanza tra socialisti e repubblicani imponendo il suo movimento centrista “En marche”, ha lasciato il Paese prigioniero di una divisione tripolare. A destra domina il partito di Le Pen, a sinistra le forze radicali, al centro un governo senza maggioranza solida (che i sondaggi danno al 14%). Una situazione che paralizza l’Assemblea nazionale, incapace di costruire compromessi sul modello tedesco o italiano.

Ma il nodo centrale resta la spesa sociale. I francesi percepiscono qualunque diminuzione dei benefici come una minaccia intollerabile, minacciando di ridurre a ferro e fuoco il Paese, come nel 2023, quando Macron alzò l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Non resta che trattenere il fiato di fronte a quello che avverrà nei prossimi giorni. Bayrou ha dovuto soccombere persino nel suo progetto di tagliare due giorni di festa nazionale. Ma la verità è che in Francia la festa è davvero finita.

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