Va avanti la guerra tra poteri dello Stato

È un destino ineluttabile, la polemica tra il centrodestra e la magistratura organizzata non finirà mai, e continuerà a nutrirsi di ogni vicenda infiammando uno scontro che non ha pari negli altri paesi democratici (o almeno non l’aveva fino all’avvento di Trump negli Usa). La questione è quella di Usama al-Masri, un capobanda libico accusato di essere torturatore e stupratore - e per questo ricercato dall’Alta Corte europea -, arrivato in Italia, brevemente messo in stato di fermo e poi liberato e trasportato con un nostro aereo militare nel suo paese tra le urla di gioia (e insulti all’Italia) dei suoi fedelissimi.

Dopo che la Corte Europea ha protestato perché il governo italiano non ha adempiuto alla richiesta di arrestare il boss libico, è scattata un’inchiesta al Tribunale dei Ministri che si è conclusa con un accusa di favoreggiamento per due ministri, Nordio e Piantedosi, e per il sottosegretario alla Presidenza Mantovano. Ma non per la premier la cui posizione è stata archiviata perché Meloni non è stata considerata direttamente implicata. Già questo ha fatto irritare la presidente del Consiglio che si è sentita offesa dall’esser dipinta come un capo di governo che non sa cosa fanno i suoi ministri, e che quindi ha annunciato che sarà accanto a loro in Parlamento, avendone condiviso le scelte, quando sarà votata l’autorizzazione a procedere che l’autorità giudiziaria chiederà al Parlamento. Il durissimo comunicato di Palazzo Chigi ha dichiarato guerra all’iniziativa giudiziaria con reciproco, e ormai consueto, copione di accuse.

Ma poi ci si è messa anche l’Anm a dire la sua, facendo intendere, per bocca del suo presidente Parodi, che l’indagine si potrebbe allargare anche a chi al ministero della Giustizia ha operativamente gestito la faccenda al-Masri, ossia il capo di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi: “avrebbe una ricaduta politica il suo coinvolgimento”, dice Parodi. E qui i cannoni del centrodestra hanno ripreso a sparare: il nome di Bartolozzi non è nelle carte, perché l’Anm ne parla? Parodi sa qualcosa che non dovrebbe sapere? Mezzo passo indietro diplomatico del loquace presidente dell’Associazione ma con poco risultato. Il punto è che se la dottoressa del ministero della Giustizia fosse coinvolta, per indagare su di lei non sarebbe necessaria alcuna autorizzazione a procedere come per i ministri (ai quali sarà sicuramente risparmiata), e già si intravede il capro espiatorio con evidenti, possibili “ricadute politiche” come ha previsto Parodi anticipando i fatti.

Non sfugge a nessuno che il contesto di questa polemica è la riforma della giustizia che il governo Meloni con Nordio (e Bartolozzi al suo fianco) sta portando avanti con tanto di separazione di carriere, riforma del Csm, smantellamento delle carriere dei giudici.

Il caso al-Masri è un capitolo di questa guerra tra poteri dello Stato come lo è la battaglia sugli immigrati e sui centri in Albania, come lo sono le inchieste che si vanno aprendo qua e là lungo la Penisola nella Regioni e nei Comuni.

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