A Vercurago una statua in onore di Leone XIII

Il monumento è stato costruito nel 1893 e “firmato” dallo scultore Francesco Albera di Oleggio

Vercurago

Uno degli aspetti più considerati sulla figura del nuovo Pontefice è stato la scelta del nome Leone XIV. Una decisione con la quale il Papa ha voluto smarcarsi da troppo semplicistiche interpretazioni, ma che soprattutto rimanda ad un predecessore come Leone XIII.

Lo ha sottolineato anche il vicario episcopale monsignor Gianni Cesena: «Aver scelto il nome di Leone XIV rimanda a Leone XIII e all’impegno sociale della Chiesa. Siamo allora di fronte ad un Papa missionario che desidera essere vicino a chi ha bisogno di essere aiutato». A sua volta don Ferdinando Citterio ha ribadito il concetto arricchendolo di un particolare: «Leone XIII è stato certamente l’iniziatore del magistero sociale della Chiesa con l’enciclica “Rerum Novarum” (1891), ma è anche il Pontefice dell’enciclica “Aeterni Patris” (1879), che ha rilanciato la filosofia tomista come quella meglio adatta a spiegare le verità della fede». Grazie al nuovo Papa, ha ritrovato vigore la figura di Leone XIII ed a questo proposito Emilio Amigoni, già segretario generale della Fondazione comunitaria del Lecchese, ci rivela un particolare molto interessante: «E’ curioso che a Vercurago sussista, costruito nel 1893 e “firmato” dallo scultore Francesco Albera di Oleggio, un monumento a Leone XIII, testimonianza del rilievo che ha avuto all’epoca il suo pontificato, per quanto nel frattempo appannato. Singolare è anche la precocità del monumento vercuraghese, edificato dieci anni prima della morte del Pontefice, ciò che ne colloca l’edificazione, non solo fra i pochi di cui si abbia ancora notizia, ma fra i primissimi in assoluto».

Come sottolinea ancora Amigoni è interessante cercare di capire come mai a Vercurago si sia deciso di dedicare un monumento a Leone XIII: «Un collegamento con il clima di gioiosa gratitudine per la pubblicazione, nel maggio 1891, della “Rerum Novarum”, fondamento della dottrina sociale della Chiesa, farebbe onore al popolo vercuraghese e all’allora parroco Moroni, ma supporrebbe una vivacità culturale e una sensibilità sociale difficili da immaginare in un comune suburbano di 800 abitanti. Vero è che il movimento cattolico stava intensificando la sua attività sociale anche nelle località periferiche, compresa Vercurago, dove nel 1893 è attestata una “Società di mutuo soccorso” fra gli operai, mentre in Val S. Martino si avviavano le Casse Rurali cattoliche».

Accanto a questo pare si sia pensato anche alla celebrazione del quarantesimo del cardinalato di Papa Pecci, oppure ad un’ulteriore ipotesi: «Un mese prima dell’inaugurazione della statua, i Padri Somaschi chiesero al Papa di concedere il compatronato di San Girolamo per la chiesa di Somasca dedicata al solo San Bartolomeo. Leone XIII sancì la cointitolazione in occasione della riconsacrazione della chiesa, un mese dopo. Un lasso di tempo forse troppo breve, quello intercorso dalla petizione, per consentire di concretizzare con la statua l’apprezzamento al Papa per la sua benevole concessione. A meno che i Padri Somaschi avessero già avuto da tempo, a partire dall’ avvio dei lavori per l’allungamento della chiesa nel 1892, un autorevole affidamento circa l’accondiscendenza di Leone XIII per la loro richiesta di associare San Girolamo a San Bartolomeo. Rimane il fatto che Vercurago ha l’onore di un monumento che, nel celebrare Papa Leone XIII, rafforza la sintonia di questa comunità con Leone XIV».

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