Alla Leuci si respirava amianto:
sei ex dipendenti ottengono l’indennizzo

Nuova sentenza del Tribunale di Lecco. La certificazione estesa all’intera fabbrica apre la strada a decine di altre cause

Lecco

Alla Leuci si respirava amianto. Non è più solo un sospetto, né un ricordo amaro di chi ha trascorso la vita tra i macchinari: lo dice nero su bianco il Tribunale di Lecco. Sei ex dipendenti della storica fabbrica lecchese di lampadine hanno ottenuto i benefici di legge per l’esposizione quotidiana all’isolante cancerogeno, con indennizzi – in proporzione ai contributi versati – fino a 20mila euro.

Si pensava fosse ormai un ricordo lontano, confinato ai decenni in cui la fibra veniva utilizzato ovunque: dai tetti delle case alle coperture industriali, dalle guarnizioni dei freni alle coibentazioni negli impianti produttivi. Fino al 1992, anno in cui una legge ne ha vietato l’uso, l’amianto è stato parte integrante dell’industria edilizia e, di riflesso, della quotidianità di molti. A distanza di oltre trent’anni, i suoi effetti continuano ad alimentare contenziosi giudiziari e richieste di risarcimento per le gravi conseguenze sanitarie che interessano chi ne è entrato in contatto senza le dovute protezioni.

La sentenza datata giugno 2025 – la seconda sul caso – segna un passaggio chiave: la presenza di fibre di amianto oltre la soglia legale è stata certificata anche nei reparti officina e produzione, finora esclusi dalle perizie precedenti. Una svolta che potrebbe cambiare il destino di decine di altri lavoratori. «Con questa pronuncia – spiega l’avvocato Roberto Molteni, legale del GAM – si è riconosciuto che l’amianto non era confinato a singole aree, ma diffuso in tutta l’impresa. È un risultato che dà forza alle altre azioni legali già avviate per altri 16 ex dipendenti».

Il percorso giudiziario parte nel 2021, quando il Gruppo Aiuto Mesotelioma, guidato da Cinzia Manzoni, riuscì a intercettare i primi ex operai e a promuovere la causa pilota. Quella prima battaglia, vinta nel 2023, ha aperto la strada al nuovo pronunciamento. «È un passaggio di grande valore simbolico – sottolinea Manzoni – perché sancisce una verità che i lavoratori raccontano da sempre e che ora è stata messa in luce».

Alla conferenza stampa di questa mattina erano presenti alcuni degli ex operai coinvolti: Mariangela Sala, Rita Vitali, Romeo Galigani, Piera Angeli Busi ed Ernesto Panzeri. Proprio quest’ultimo ha ricordato: «Ho lavorato in Leuci da quando ero bambino fino alla pensione, per 37 anni. Grazie all’avvocato e a Cinzia abbiamo finalmente avuto un riconoscimento per i lunghi anni di lavoro in un ambiente ostile. Sono contento, mi auguro che il risultato sarà positivo anche per gli altri lavoratori».

Tecnicamente, la perizia del dottor Brini – integrata dalla consulenza del dottor Bai – ha certificato concentrazioni di amianto superiori ai limiti di legge fissati dalla normativa 257/1992 anche nei reparti finora non considerati. Un accertamento che, inserito agli atti, diventa ora precedente giurisprudenziale utile a consolidare le altre cause pendenti, ben 16, suddivise in più gruppi dal Tribunale per la loro complessità numerica.

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