Popolare di Sondrio, i piccoli azionisti attaccano: «Offerta Bper debole»

I piccoli azionisti bocciano l’offerta di Bper: «Premio troppo basso, scarsa logica industriale e rischio di impoverimento per il territorio»

Sondrio

Undici luglio alle porte, ore decisive per il futuro della Banca Popolare di Sondrio. Scadrà venerdì l’offerta pubblica di scambio lanciata da Bper e in questi ultimi giorni prima della chiusura dell’operazione la fibrillazione aumenta. L’Associazione dei piccoli azionisti, cui è in mano circa un terzo della banca, ritiene modesto il rilancio di Bper e chiede una maggiore valorizzazione pari almeno a 1,5 euro ad azione, mentre oggi l’istituto di credito di piazza Garibaldi riunisce il cda proprio per aggiornare la valutazione sull’ops, alla luce delle ultime novità. In particolare dopo che giovedì l’istituto guidato da Gianni Franco Papa ha appunto rilanciato mettendo sul piatto un euro ad azione per una cifra di circa 451,8 milioni di euro in aggiunta alle 1,45 cedole già offerte per ogni titolo dell’istituto valtellinese.

Una mossa con cui l’istituto modenese spera di convincere investitori istituzionali, arbitraggisti ma anche gli azionisti retail del territorio ad aderire all’operazione. Secondo Equita, la principale banca d’affari indipendente italiana, l’offerta, grazie al concambio azionario, «consentirà agli azionisti di Sondrio di partecipare pro quota ai benefici derivanti dalle sinergie della combined entity, oltre a trarre vantaggio da un eventuale superamento delle ipotesi iniziali di creazione di valore. La componente cash rende l’offerta ancora più attraente». Sempre Equita ritiene che la business combination sarebbe fortemente accrescitiva per gli azionisti della Popolare di Sondrio, con un incremento teorico dell’EPS superiore al 25% a regime con sinergie a run-rate e un livello strutturalmente più elevato in termini di remunerazione.

L’accretion sarebbe ancora più accentuata in caso di reinvestimento della componente cash nella nuova entità. Ma se gli analisti ribadiscono il senso industriale e strategico di una business combination tra Bper e Popolare evidenziando come «un’operazione di successo sia vantaggiosa per gli azionisti di entrambe le società» convinti che la migliore alternativa per gli azionisti della Sondrio sia aderire all’offerta, l’associazione dei piccoli azionisti continua a pensarla diversamente. «Fino al rilancio di giovedì sera, l’offerta era a sconto rispetto alle quotazioni di mercato. Nei fatti, era una non-offerta – sostiene Insieme per la Popolare, l’associazione dei piccoli azionisti della Popolare di Sondrio -. Nessun investitore razionale avrebbe aderito. Sorprende che Bper abbia atteso così a lungo per un rilancio, ma sappiamo bene che nelle offerte pubbliche le adesioni si giocano tutte negli ultimi giorni. Insomma, la partita è aperta».

Un premio quello offerto che l’associazione ritiene comunque modesto visti gli andamenti di Borsa delle azioni (quella della Popolare ieri ha toccato quota 12 euro). «Non ci pare un premio sufficiente e non lo è neppure per il mercato, considerando che le sinergie che deriverebbero dall’operazione sono perlopiù costruite sui punti di forza della Popolare di Sondrio, con un apporto di Bper marginale – sottolineano i piccoli azionisti -. Ogni azionista retail agisce come ritiene, ma è evidente che in un’operazione così, con Unipol presente in entrambe le banche in una posizione di maggioranza relativa, quindi anche in entrambi i consigli di amministrazione, l’esistenza di un’Associazione come la nostra non può che far bene. Quanto agli istituzionali, ci è stato detto per mesi che non avrebbero seguito le nostre logiche, eppure alla prova dei fatti le adesioni si sono rivelate molto modeste e Unipol ha dovuto aderire perché sennò non superavano l’1% ad una settimana dalla chiusura. Ci saremmo attesi un rilancio maggiore, non dico doppio ma perlomeno superiore a euro1,50. Sarebbe un bel modo per Bper di riconoscere il valore della Popolare di Sondrio – concludono -, non solo a parole ma anche con i fatti».

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