Rogo alla Secam di Cedrasco, gli avvocati: «La miscelazione con i rifiuti pericolosi? Colpa dei pompieri»

Nel procedimento sul rogo del 2022 all’impianto di Cedrasco, le difese degli imputati – dirigenti e tecnici di Secam – respingono le accuse di miscelazione illecita dei rifiuti pericolosi, attribuendo la causa all’azione di spegnimento dei Vigili del fuoco. Ammesso il rito abbreviato per gli imputati, il processo entrerà nel vivo in autunno.

Sondrio

La vicenda giudiziaria del maxi-rogo del novembre 2022 all’impianto di Cedrasco ha fatto un passo avanti. Davanti al Gup (Giudice delle udienze preliminari), Antonio De Rosa, le difese dei tre imputati hanno presentato diverse memorie. Alcune davvero suggestive, se tali possono essere definite, destinate di sicuro a sollevare quantomeno un’ondata di discussioni.

In sostanza, alcuni legali sostengono che da parte della società pubblica Secam Spa non c’è stata la miscelazione con i rifiuti pericolosi, bensì che questa supposta miscelazione sia, invece, da attribuire all’attività svolta dai pompieri.

«L’accumulo eccessivo - si fa notare - e la miscelazione sono da ricondurre all’intervento dei Vigili del fuoco giunti sul posto per domare l’incendio».

Sono comparsi davanti al gup l’ad dell’azienda, Nicola Perregrini di Buglio in Monte, difeso dall’avvocato e professor Gianluca Varraso di Milano, Andrea Duico di Teglio, nelle vesti di responsabile del servizio rifiuti, difeso dall’avvocato Giuseppe Tarabini del Foro di Sondrio, e Cristian Gianatti di Montagna in Valtellina, in qualità di direttore dello stabilimento, assistito dall’avvocato Francesco Romualdi con ufficio professionale nel capoluogo valtellinese.

Le imputazioni riguardano l’incendio colposo, in quanto sarebbero stati gestiti male i notevoli quantitativi di rifiuti conferiti al polo di smaltimento di Cedrasco: si sarebbe trattato - secondo le indagini condotte dai Carabinieri Forestali, guidati dal colonnello Andrea Turco, da Arpa Lombardia e Vigili del fuoco - di quantitativi di gran lunga superiori ai limiti autorizzati. La miscelazione pericolosa avrebbe innescato l’incendio, si sarebbero generate temperature elevate che avrebbero scatenato le fiamme che hanno impegnato per ore e ore i Vigili del fuoco del Comando provinciale di Sondrio e di alcuni distaccamenti con l’impiego pure di squadre di volontari, con i funzionari e il comandante Alessandro Granata a coordinare le lunghe operazioni di spegnimento con le alte cortine di fumo visibili a diversi chilometri di distanza.

Gli altri reati contestati riguardano l’illecita gestione degli scarti e un illecito di natura amministrativa di cui deve rispondere la società Secam Spa perchè non avrebbe adottato - secondo la Procura diretta da Piero Basilone con lo stesso procuratore che ha coordinato a lungo in prima persona l’inchiesta - un modello organizzativo idoneo a prevenire, in maniera rispettosa, la capienza. I legali, da parte loro, hanno ribattuto che i rifiuti non erano pericolosi e che non c’è stata alcuna miscelazione da parte di Secam con quelli che lo erano, perchè quest’ultima va unicamente attribuita «all’azione di spegnimento effettuata dai Vigili del fuoco che ha creato gli accumuli eccessivi».

Gli avvocati, inoltre, hanno chiesto al giudice De Rosa l’ammissione degli imputati al rito abbreviato (che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo sulla pena) e l’oblazione sulle contravvenzioni per i reati di tipo ambientale. La Procura, con il sostituto procuratore Giulia Alberti, si è opposta all’oblazione per alcune imputazioni ambientali e il giudice, infine, ha ammesso l’abbreviato e l’oblazione su alcune imputazioni minori (sui reati non riguardanti i rifiuti pericolosi). Il processo, pertanto, si aprirà in autunno con le requisitorie dei pm e le arringhe degli avvocati.

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