
Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 20 Marzo 2025
Sondrio: i nostri figli e il cellulare. «Ecco come non cadere nella trappola social»
Sondrio
«Il mondo digitale è una grande sfida, ma anche una grande opportunità». Ci vogliono però delle regole, chiare e precise, per un uso consapevole. In questo il pianeta degli adulti, a cui la situazione pare essere sfuggita di mano, deve essere d’esempio. «Indispensabile e fondamentale riprendere in mano le redini, in un’ottica educativa e genitoriale volta ad una educazione digitale in famiglia: non rubiamo l’infanzia ai bambini. Ricordiamo che il mondo di internet è fatto da adulti e per adulti. Quindi inserire troppo presto un bambino in quel mondo lì è chiudere anzitempo le porte dell’infanzia» ha richiamato all’appello mamme e papà Stefania Garassini parlando de “La generazione ansiosa.
Come e perché gli smartphone hanno reso i nostri figli fragili”, tema del secondo incontro promosso da Family Day Sondrio, nell’ambito del progetto “Una città per i ragazzi 2025”, ciclo dal titolo quest’anno “Non caschiamoci. Dalle dipendenze restiamo fuori”. Docente universitaria in Editoria multimediale, Content management e Digital journalism della Cattolica di Milano, autrice e traduttrice di numerosi libri che indagano sull’impatto della tecnologia sulla società, Garassini, ospite di Family Day mercoledì alla sala Besta della Popolare, ha tracciato un excursus dei social media - dal “veterano” Facebook nato nel 2004 fino al più giovane TikTok, «che ha cambiato e stravolto gli equilibri» - dimostrando come la loro «evoluzione è andata nella direzione di tenerci sempre più collegati e connessi».
Con effetti devastanti, «sui bambini e sui ragazzi. Il vibrare distoglie la nostra attenzione da quello che stiamo facendo, dalle persone in compagnia, dal libro che stiamo tentando di leggere - alcuni esempi portati all’attenzione della numerosa platea, per lo più di genitori ed educatori, ma con anche diversi giovani in sala -. Il che va incidere in maniera importante su un cervello giovane, che si sta plasmando con grande velocità e capacità di assorbimento». Ecco allora che l’essere iperconnessi e catapultati h 24, senza alcun controllo, «dentro un mondo virtuale impedisce di confrontarsi con quello reale», con tutte le conseguenze del caso.
Altissimo il rischio di dipendenza: «Una prima caratteristica di dipendenza è il cosiddetto stimolo dell’attenzione involontaria - è entrata nei dettagli l’esperta -, cioè stimolare in ogni modo la nostra attenzione, per tenerci agganciati. Poi il tutto e subito, che lo schermo offre: sullo smartphone tutto è facile e in continuo aggiornamento. Il che genera quella che viene definita Fear of missing out (Fomo - paura di perdersi qualcosa) ed è il motivo per cui ad esempio un ragazzino non dorme».
E ancora: «L’esperienza gratificante genera dipendenza» ha proseguito riferendosi ai like di un post, che vengono controllati di continuo generando incertezza. Meglio dunque arginare, ma con consapevolezza e «apertura mentale. Arginare significa educare - ha posto l’accento rivolgendosi agli adulti -, aprendosi però al digitale e non escluderlo come fosse un male a priori, conoscendo interessi, in dialogo con i figli, condividendo esperienze, racconti, fino a capire chi è lo youtuber tanto amato dal proprio figlio. Perché è indispensabile recuperare la dimensione della comunità che educa: per educare ci vuole un villaggio» ha concluso Garassini, citando le parole di Papa Francesco.
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