Dichiarazioni dei redditi, Sondrio ultima in Lombardia

Secondo i dati della Cgia di Mestre, l’imponibile medio in provincia è sotto la media nazionale e il più basso della Regione

Non tra i territori più poveri del Paese, la provincia di Sondrio continua però a rimanere indietro rispetto al resto della Lombardia.A certificare una situazione già nota, sono gli ultimi dati diffusi dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, elaborati su statistiche del Ministero dell’Economia e delle Finanze, relativi al reddito e all’Irpef versata nelle 107 province italiane. Ebbene, Sondrio si colloca non soltanto nelle retrovie della graduatoria nazionale, ma è anche fanalino di coda in regione.

Nel 2023 i contribuenti di Valtellina e Valchiavenna hanno dichiarato un reddito medio complessivo pari a 24.224 euro, al di sotto sia della media italiana che si attesta a 24.830 euro, sia di quella lombarda pari a 27.312 euro. Conseguentemente, l’Irpef media versata dai valtellinesi è stata di 5.165 euro. Sondrio occupa la quarantasettesima posizione per imposta Irpef media e la cinquantunesima per reddito medio, collocandosi nella seconda metà della graduatoria che comprende tutte le province italiane.

Il confronto con i grandi centri del Nord è impietoso: a Milano, prima in Italia, il reddito medio dichiarato supera i 33.600 euro, mentre l’Irpef media pagata tocca quota 8.846 euro. Anche realtà vicine e comparabili come Como e Lecco registrano valori sensibilmente più alti: Lecco, ad esempio, si posiziona al quarto posto nazionale per reddito (28.879 euro) e al settimo per Irpef (6.572 euro).

Questa forbice Nord-Nord - tra aree metropolitane dinamiche e province più periferiche - evidenzia quanto le differenze interne alla stessa Lombardia siano marcate. Sondrio, pur facendo parte della regione economicamente più forte del Paese, resta distante dai livelli registrati nel cuore produttivo lombardo.

Le ragioni di questa situazione vanno ricercate nella struttura del tessuto economico locale, storicamente caratterizzato da piccole imprese artigiane, ditte individuali e attività a conduzione familiare. A ciò si aggiunge il peso rilevante di comparti come turismo e agricoltura, che generano lavoro e ricchezza, ma spesso in modo discontinuo. Un sistema che si riflette inevitabilmente in dichiarazioni fiscali più contenute rispetto a quelle di aree urbane ad alta concentrazione industriale e terziaria.

Il numero totale dei contribuenti in provincia è di 138.843 di cui poco più della metà (73.760) sono dipendenti e 51.183 pensionati.

Va ricordato che, per Costituzione, il sistema fiscale italiano si fonda sulla progressività: chi guadagna di più paga di più. Per questo motivo, le province con redditi più elevati coincidono quasi sempre con quelle che sopportano un maggior prelievo Irpef. Tuttavia, nei territori dove le entrate fiscali sono più alte, spesso si riscontra anche una migliore qualità e quantità di servizi pubblici offerti, dalle infrastrutture alla sanità, dalla scuola ai trasporti.

Un altro elemento che emerge con forza è il divario Nord-Sud. Se in Calabria oltre il 77% dei contribuenti dichiara meno della media nazionale, nelle regioni settentrionali la quota scende attorno al 60%. In Lombardia, ad esempio, si ferma al 59,7%, ma in province come Milano, Monza o Lecco la percentuale è molto più bassa, segno di una distribuzione della ricchezza più favorevole.

Sondrio, in questo quadro, si trova in una posizione intermedia: pur non registrando criticità gravi come quelle del Mezzogiorno, fatica a tenere il passo dei territori limitrofi più sviluppati. La dimensione ridotta del mercato del lavoro, la prevalenza di piccole imprese e la forte incidenza di attività stagionali contribuiscono a mantenere i redditi su livelli più contenuti.

Guardando al futuro, sarà cruciale comprendere se i fondi del Pnrr, gli investimenti nelle infrastrutture e il rilancio del settore turistico-sportivo in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 potranno colmare almeno in parte questo divario.

Monica Bortolotti

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