
Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 24 Settembre 2025
Melavì, l’appello dei soci: chiarezza
sui 7,3 milioni a rischio
La mobilitazione degli associati guidata da tre donne: chiedono conto dei mancati pagamenti dei raccolti e dei libretti sociali bloccati. Anziani in lacrime per i risparmi di una vita persi
Ponte in Valtellina
Chiedono chiarezza su quanto è stato fatto per scongiurare il tracollo di Melavì e lumi sulla sorte dei crediti che loro stesse, i loro familiari, gli associati tutti, vantano nei confronti della cooperativa. Sia in termini di ratei di prodotto non ancora pagato, l’ultima tranche del 2023 e il corrispettivo di tutto il raccolto del 2024, sia in termini di prestito sociale bloccato. Quei risparmi che gli associati hanno depositato negli anni sul libretto di Melavì, sotto forma di prestito sociale, per sostenere le attività del consorzio, e che non sono più stati restituiti. Si parla di più di 4,5 milioni di euro per raccolti ancora non pagati e di più di 2,8 milioni di depositi sul libretto sociale bloccati.
A rivolgersi al nostro giornale e, soprattutto, agli associati per invitarli a far fronte comune a difesa dei loro crediti, sono tre donne determinate quali Donata Balzarolo, di Castionetto di Chiuro, figlia di produttori di mele, Carla Fiori, di Ponte in Valtellina, socia e figlia di soci Melavì, e Barbara Paruscio, di Castionetto di Chiuro, pure socia e figlia di soci. «Noi siamo cresciute in mezzo alle mele - dicono all’unisono -, siamo state nei campi a raccoglierle insieme ai nostri genitori e ai nostri nonni, abbiamo studiato grazie ai risparmi messi da parte dai nostri genitori e frutto del loro duro lavoro. Capiamo che può sembrare un discorso retorico, sentimentale, ma non è così. È la realtà dei fatti e, ora, venire a sapere di questo tracollo della cooperativa in cui abbiamo sempre creduto è qualcosa di terribile».
Le socie hanno partecipato anche all’ultima assemblea sociale di Villa di Tirano, «arrabbiate e basite per quanto abbiamo ascoltato - dicono - e persino incapaci, lì per lì, di replicare. Eravamo sconvolte. Non ci aspettavamo una situazione simile, noi, che abbiamo sempre confidato nel buon operato della cooperativa e che non eravamo a conoscenza dei dettagli della vita sociale». Ma a poco a poco hanno trovato la forza di reagire ed ora sono decise ad andare fino in fondo con l’aiuto di tutti.
«Vogliamo attirare l’attenzione su un tema che non è stato ancora affrontato con sufficiente attenzione - dicono -, ovvero i soldi che perderanno i soci in seguito al fallimento della cooperativa e che molto difficilmente potranno essere recuperati dalla messa all’asta dei beni. In tutto 7,3 milioni di euro fra raccolti non pagati e soldi depositati sui libretti, tenuto conto che ci sono famiglie che rischiano di perdere i risparmi di una vita. C’è chi ha sul libretto fino a 76mila euro, molti tra i 20 e i 30mila, tutti frutto del sudore versato in campagna. C’è un lavoro enorme dietro questi risparmi, c’è una filiera produttiva e famiglie intere allo sbando. Abbiamo parlato con alcuni di questi associati ed è stato uno strazio vedere le lacrime negli occhi di anziani che sentono su di loro il peso del fallimento, di essersi fidati, di non aver capito per tempo come stavano le cose. Sono i nostri cari, quelli che senza sabati e domeniche e senza ferie ci hanno garantito un futuro e, ora, noi vogliamo restituire loro quanto ci hanno dato».
Balzarolo, Paruscio e Fiori pongono precise domande ai vertici di Melavì e chiedono anche «alle associazioni di categoria, alla politica e alle persone comuni, figlie di questa montagna, di starci accanto», il loro appello. «Che fine faranno i nostri risparmi - chiedono -? Quali garanzie sono state attuate a tutela del prestito sociale e se era considerato a rischio perché non è stato comunicato ai soci? Era legittimo rifiutare la restituzione del risparmio? Perché quando abbiamo chiesto di riavere i soldi ci hanno detto che la restituzione era bloccata, ma era solo una questione di tempo se di lì a poco è stata chiesta l’amministrazione straordinaria della cooperativa? Quando è venuta meno la finalità mutualistica della stessa? Quali sono le scelte, le azioni che si sono rivelate inefficaci e perché i soci non sono stati coinvolti con comunicazioni chiare e puntuali e, infine, quando si è deciso che il prestito sociale, il frutto del lavoro di una vita dei soci e quindi la dignità degli agricoltori era sacrificabile?».
Prima del 16 ottobre, giorno della pronuncia del Tribunale sull’omologazione del concordato semplificato di Melavì, le socie e gli associati, par di capire, si faranno trovare pronti.
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