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Giovedì 30 Ottobre 2025
Sondrio, a settembre consumi in profondo rosso
Flessione del 6% rispetto all’anno scorso, un dato peggiore della media lombarda e nazionale. A soffrire soprattutto i settori della ristorazione e dell’abbigliamento.
Sondrio
Calo dei consumi più alto di tutta la Lombardia, mese di settembre da profondo rosso per la provincia di Sondrio. L’inizio dell’autunno non va di pari passo con gli acquisti in Valtellina, stando ai dati registrati dall’Osservatorio Confimprese-Jakala. La flessione è del 6% su base annua, decisamente più alta rispetto alla media lombarda che si attesta al -4,6% e più pesante anche del dato nazionale che si ferma al -4,5%, ma è anche la più bassa di tutta la regione, tre volte quella di Lecco. Un segnale chiaro di una contrazione che colpisce in modo particolare i territori più fragili dal punto di vista del reddito disponibile e della propensione alla spesa.
A livello regionale, la Lombardia perde terreno dopo l’estate, archiviando il +2,5% di agosto e tornando in negativo. Ma Sondrio spicca in coda alla classifica lombarda, seguita da Monza e Brianza (-4%) e da Cremona (-3,6%), mentre Lecco si ferma a -2%. «La crescita che aveva caratterizzato le estati precedenti si è sgonfiata», commenta Mario Resca, presidente di Confimprese, sottolineando che la fiducia dei consumatori resta fragile, «tra venti di guerra e scarsa propensione agli acquisti. È dunque difficile ipotizzare nel breve periodo una ripresa dei consumi».
Il quadro è coerente con quanto emerge dai dati dell’Inps sul reddito: gli stipendi e le pensioni più bassi della regione frenano la spesa, in un contesto in cui il costo della vita continua a pesare. La montagna lombarda, che vive di turismo e piccola distribuzione, paga inoltre la stagionalità dei flussi e la minor presenza di grandi centri commerciali, canale che nel complesso segna -4,2%.
In provincia di Sondrio la rete commerciale è fatta soprattutto di prossimità - piccole attività, negozi nei centri storici, bar e ristorazione - e proprio la prossimità arretra del 4%, mentre la ristorazione cala del 4,4% e l’abbigliamento-accessori cede addirittura l’8,7%. Settori che risentono immediatamente della prudenza nelle spese “non essenziali”.
Nei primi nove mesi dell’anno (gennaio-settembre 2025 contro lo stesso periodo del 2024) il bilancio complessivo resta meno drammatico, con un calo medio dello 0,9%, ma la frenata di settembre rischia di compromettere la chiusura dell’anno. «Un anno che si avvia intorno alla crescita zero – osserva Mario Maiocchi, direttore del centro studi Confimprese – in linea con le attese di pil e consumi». E aggiunge: «Non deve ingannare il risultato negativo: il settembre 2024 aveva registrato un +4,4%, difficilmente replicabile. Senza contare che la situazione climatica di queste settimane non ha aiutato la partenza delle vendite autunnali».
Il nodo resta quello del potere d’acquisto. Le famiglie valtellinesi, come molte altre, si concentrano sulle spese necessarie: bollette, casa, alimentari. Gli acquisti voluttuari vengono rinviati o ridotti. Si continua a spendere per ciò che serve, non per ciò che piace, ma non è indispensabile. Il rischio, in vista dell’inverno, è che la spirale si autoalimenti: meno reddito, meno spesa, meno circolazione economica sul territorio.
Il settore attende ora la spinta del Black Friday e del Natale, tradizionali salvagenti anche se l’aria che tira è prudente. Per i negozi di vicinato e la ristorazione, più che una stagione di rilancio, si profila un finale d’anno da difesa.
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