
Cronaca / Circondario
Domenica 10 Agosto 2025
Galbiate, indagini in corso sul giallo di Angelo Spreafico
Proseguono gli accertamenti sulla morte del 63enne, residente a Galbiate, trovato in avanzato stato di decomposizione nella sua casa in via Sant’Alessandro. La comunità è scossa, mentre restano aperti gli interrogativi sul ruolo del fratello convivente
Galbiate
La macabra scoperta del corpo di Angelo Spreafico, 63 anni, in avanzato stato di decomposizione nella sua casa di via Sant’Alessandro – dove abitava con il proprio unico fratello – ha provocato raccapriccio e sconcerto a Galbiate, e non solo. Non si parla d’altro, sui media e in paese, dove gli Spreafico abitavano in una sorta di bifamiliare anni ’60 situata tra altre abitazioni – anche del medesimo complesso, costruite in cooperativa edilizia per un totale di circa dodici famiglie – e, per quanto via Sant’Alessandro sia piuttosto estesa, centrale rispetto al paese, trovandosi nel tratto iniziale.
Qui si è consumato quello che tutti, un po’ sottovoce e tra sguardi sfuggenti, si chiedono se sia da considerarsi un dramma della solitudine, che interpella quindi anche l’intera comunità, o il tragico frutto di dinamiche familiari complesse, oppure se ci sia altro ancora dietro a una morte avvenuta forse addirittura tre anni fa, scoperta giovedì scorso.
Il sindaco di Galbiate, Pier Giovanni Montanelli, dichiara: «Posso solo dire che la nostra comunità intera, a partire da me, è molto vicina alle persone toccate da questo evento. Non aggiungo altro, se non chiedere rispetto della dignità e dei sentimenti delle persone».
Gli interrogativi più pressanti – dell’opinione pubblica, ma anzitutto della magistratura che ha disposto le indagini – riguardano le circostanze del decesso di Angelo Spreafico e il ruolo del fratello: cioè, come sia stato possibile che, per così tanto tempo, abbia continuato ad abitare al piano inferiore della palazzina senza mai vedere passare il familiare o sentirlo muovere, e senza dare alcun allarme.
Dipendente della cooperativa «Il ponte» e, attraverso quest’ultima, operatore Oss nella casa di riposo «Casa del cieco» di Civate, il fratello di Angelo Spreafico non risulta attualmente indagato e si trova in una «collocazione sicura», secondo il Comune di Galbiate.
Dalla «Casa del cieco», tuttavia, la presa di posizione del presidente Franco Lisi è già perentoria: «Sono pienamente d’accordo sul mettere al centro il rispetto della persona: quindi, cominciamo dai nostri anziani ospiti, i loro familiari e quanti lavorano in “Casa del cieco”; tutti loro hanno il sacrosanto diritto di sentirsi al sicuro, in un ambiente garantito e sereno, e assicurare ciò è il preciso dovere mio, come presidente, e della nostra Rsa. Pertanto – dichiara Lisi – da parte nostra verranno compiuti tutti i passi necessari con la cooperativa, affinché il fratello del defunto qui non riprenda più servizio: qualsiasi sia l’epilogo delle indagini, la vicenda ha contorni tali da renderlo a nostro avviso incompatibile con un ambiente delicato come la Rsa, caratterizzato dal servizio alle persone fragili e alle famiglie».
Il direttore della «Casa del cieco», Claudio Butti, parla di «una vicenda che ci ha lasciato veramente tutti a dir poco sconcertati: è l’ultima cosa che ci saremmo aspettati, considerando che la persona è puntuale, molto precisa sul lavoro, disponibile, solare, apprezzata da tutti».
Angelo Spreafico – detto Angelone a causa della robusta stazza – non aveva altri parenti che il fratello e non lavorava più dai tempi della pandemia: fino ad allora, era alle dipendenze della ditta «Casartelli» di Sala al Barro ma, durante il Covid, improvvisamente si era licenziato. Nessuno dei fratelli Spreafico (celibi) aveva rapporti sociali stretti nella realtà di Galbiate.
Quando qualcuno ha iniziato a notare che Angelone non si vedeva da un pezzo e le finestre di casa sua rimanevano sempre chiuse, gli interrogativi sono stati liquidati come uno dei – non rari – casi post Covid di ritiro sociale. Tuttavia, col trascorrere del tempo, i dubbi hanno ricominciato a nascere.
Rinvenuto dalle forze dell’ordine il corpo, su di esso non sarebbero stati riscontrati segni di violenza quindi, in attesa dell’autopsia, l’ipotesi più accreditata è malore, ma le indagini continuano, in tutte le direzioni.
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