Cronaca / Lecco città
Sabato 01 Novembre 2025
Assalto al municipio di Lecco: sono 17 gli indagati
Dovranno rispondere delle ipotesi di reato di manifestazione non autorizzata, radunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio, travisamento, oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza
Lecco
Diciassette indagati per l’assalto a Comune dello scorso 28 aprile. Dovranno rispondere – secondo quanto reso noto da una rappresentanza degli stessi – delle ipotesi di reato di manifestazione non autorizzata, radunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio, travisamento, oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza.
Negli scorsi giorni, infatti, l’atto di chiusura indagine (a cui farà seguito la richiesta di rinvio a giudizio) ha raggiunto diciassette partecipanti alla manifestazione, praticamente tutte di area anarchica, per la maggior parte dei casi residenti fuori provincia.
Quella sera era infatti in programma una fiaccolata in ricordo dei Repubblichini fucilati nel 1945 allo stadio, evento pubblicizzato nei giorni precedenti con un volantino firmato “I Camerati”.
L’Anpi aveva organizzato una manifestazione di protesta in largo Montenero, ma un gruppo - principalmente anarchici – aveva prima tentato di raggiungere lo stadio forzando il blocco delle forze dell’ordine, per poi dirigersi verso il Comune (dove era in corso il Consiglio comunale) provando a entrare a Palazzo Bovara. Una volta chiuso, dalle forze di polizia, il portone ne era nato un vero e proprio assalto con minuti di tensione vissuti davanti al Municipio.
L’associazione “Assemblea permanente contro le guerre Lecco”, partecipata dagli stessi anarchici (compresi gli indagati) insieme ad altri gruppi legati ai movimenti antimilitaristi, nel diffondere la notizia della consegna degli atti di chiusura indagine, prende posizione: «Leggere le prime carte relative all’inchiesta è qualcosa di formativo: leggere di “progetto criminoso”, “aggressione alle forze dell’ordine”, “irruzione nel municipio”, relativamente a quella giornata non può che far sorridere. Quel giorno centinaia di persone hanno cercato di impedire un raduno fascista, e quelli che ora fanno le vittime sono invece quelli che ne hanno garantito la presenza. Quel giorno è la celere che ha aggredito, è il municipio che si è meritato una contestazione, è la polizia che ha consentito quel raduno».
Richiamata poi la propria versione dei fatti del 28 aprile diffusa 48 ore dopo: «Quella sera almeno la metà dei presenti ha deciso di partire in corteo, fregandosene delle manfrine dei politicanti. Subito la celere si è frapposta per evitare che le oltre 300 persone potessero raggiungere lo stadio. Con la polizia in assetto antisommossa schierata, si è deciso di raggiungere altri punti della città vicini allo stadio».
E ancora: «Il corteo ha deciso di finire il suo percorso in stazione, dove è situato anche il Comune di Lecco. Il portone spalancato del Municipio ha accolto i manifestanti che, a quel punto, hanno pensato di far sentire la propria voce, contro la celebrazione fascista, urlando cori dal cortile interno del Palazzo, mentre era in corso un consiglio comunale. Da qui è partito l’intervento violento della celere, volto a chiudere l’accesso al municipio. Alcuni compagni e compagne hanno retto la prima carica, permettendo così l’uscita dal Comune a chi era entrato nel cortile. In seguito, dopo altre manganellate a casaccio a cui qualcuno dei presenti ha giustamente reagito, il corteo si è concluso proprio nella piazza da cui era partito».
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