Il piano per la rete ciclabile lecchese: 16 itinerari per 400 chilometri

Il documento programmatico, frutto di anni di lavoro, prevede anche vincoli di inedificabilità e una stima dei costi per completare i tracciati.

Lecco

Sedici percorsi ciclabili, di cui sei destinati agli spostamenti quotidiani e dieci a valenza più turistica, per quasi 390 chilometri complessivi. Sono questi i contorni del quadro tracciato dal nuovo piano per la mobilità ciclistica della Provincia di Lecco. Il documento programmatico, frutto di un lavoro durato anni, è stato presentato sabato mattina al Monastero del Lavello di Calolziocorte.

«Il nostro piano per la mobilità ciclistica – ha spiegato l’ingegnere Fabio Valsecchi, dirigente di Villa Locatelli - risaliva al 2008 e aveva bisogno di essere aggiornato anche per recepire il nuovo piano regionale. In questo piano abbiamo inserito dei vincoli di inedificabilità a lato delle strade esistenti laddove è previsto il passaggio di uno degli itinerari ciclabili. Nel redigere il documento abbiamo fatto un censimento di quello che è lo stato dell’arte nei vari comuni e abbiamo poi disegnato lo sviluppo della mobilità ciclabile sul territorio riconnettendo tutti i tratti».

Il piano per la mobilità ciclistica è stato adottato dal Consiglio provinciale di mercoledì scorso e nei prossimi giorni sarà pubblicato sul sito della Provincia di Lecco. A quel punto, come accade per ogni nuovo documento di natura urbanistica, scatteranno i 30 giorni per la consultazione seguiti dagli ulteriori 30 giorni in cui cittadini, associazioni, imprese e istituzioni potranno formulare delle osservazioni. Ogni contributo verrà poi analizzato dai tecnici prima del ritorno del piano in Consiglio provinciale per la definitiva approvazione.

«Negli ultimi trent’anni – ha commentato il vicepresidente della Provincia, Mattia Micheli - è cambiata la sensibilità non solo dell’utenza ma anche delle amministrazioni comunali rispetto ai temi della ciclabilità. Questo piano della mobilità ciclistica era fondamentale per poter pensare da qui in avanti a realizzare le infrastrutture per la mobilità dolce sul territorio. Abbiamo promosso questo strumento urbanistico anche per dare un ordine di priorità rispetto agli interventi da effettuare mantenendo una continuità. Credo che la sfida a cui ci troviamo di fronte ora sia anche quella dell’intermodalità. Dobbiamo fare squadra per portare avanti un lavoro importante sul trasporto pubblico locale rispetto non solo ai bus ma anche alla linea ferroviaria e alla navigazione. Creando delle alternative attraverso le ciclovie, per altro, si riesce ad incrementare la sicurezza anche sulle strade».

Gli architetti Valerio Montiero ed Emilio Guastamacchia, due dei professionisti che hanno collaborato allo sviluppo del piano, hanno sottolineato come tutti gli itinerari individuati nel documento presentino dei collegamenti con altre forme di mobilità. Il piano, inoltre, contiene già delle indicazioni molto concrete, come per esempio i tratti in cui è necessario che la pista abbia una larghezza superiore al minimo di 2.50 metri stabilito dalla legge, ed anche una prima stima dei costi necessari per completare ognuno dei sedici tracciati individuati.

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