Lecco Film Fest, un’edizione da incorniciare

A renderla speciale non è stata solo la qualità degli ospiti, ma soprattutto la straordinaria partecipazione della comunità

Lecco

Un’edizione definita “speciale”, quella dell’ultimo Film Festival. L’edizione della gente, della comunità che entra in contatto con un mondo solitamente ovattato e distante, che a Lecco diventa magicamente vivo, vero, partecipe. È un po’ questa la magia del Lecco Film Fest per monsignor Davide Milani, nelle vesti di presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, organizzatore del festival. Una creatura un Davide Milani che in Vaticano è diventato officiale del Dicastero della Cultura e dell’educazione della Santa Sede nonché segretario generale della Fondazione Pontificia “Gravissimum educationis”, ma che non dimentica le proprie radici. Chi aveva timore del fatto che, partito “don Milani”, il festival avrebbe sofferto, si è dovuto ricredere.

Il Lecco Film Fest è più vivo che mai. Anche se per la prima volta monsignor Davide Milani non era organizzatore lecchese, ma da fuori, dalla sua nuova sede. «Confindustria Lecco-Sondrio ha deciso di assegnare a Fondazione Ente dello Spettacolo, di cui sono presidente, l’organizzazione del Festival ed è stata una bellissima edizione con un pubblico che cresce sempre di più. Anche l’altra sera sotto il diluvio ci siamo spostati all’Aquilone e in collegamento con sala Ticozzi, e c’erano centinaia di persone. La città dimostra di volere il festival e di sostenerlo. Anche nei momenti più impegnativi. Abbiamo fatto proiezioni alle 10 della mattina nei lavorativi, di giovedì, ma vedere una media di 500 persone sempre presenti è stato straordinario. È un festival che merita uno spazio dentro la città e di rispetto per quello che viene organizzato». Monsignor Milani esprime un grande grazie «a tutte le aziende che hanno scommesso su di noi e a tutti gli ospiti, e in primis a Confindustria nostro partner in questa avventura».

Come sempre l’alto prelato valgreghentinese resta con i piedi per terra, pur volando alto: «Accoglienza, dialogo, sono la cifra del nostro agire. Inutile competere con Venezia o altri festival, meglio fare di questo tratto comunitario la nostra cifra particolare. Ringrazio don Bortolo per la concessione del cinema Aquilone e degli altri spazi della parrocchia. È un segno di un festival che sta in mezzo alla gente». A proposito di oratorio: per l’edizione del 2026 sarà pronto il nuovo “spazio di comunità”. Quale sede migliore per il Lecco Film Fest. Don Davide, come lo chiamano ancora a San Nicolò, accetta la provocazione: «Sicuramente questa è una buona suggestione. Ne parlerò sicuramente con don Marco Della Corna, responsabile dell’oratorio, con don Bortolo Uberti prevosto che dovranno coinvolgere i loro volontari. Ovviamente sarà una loro decisione, ma lancerò questa suggestione. D’altronde l’oratorio San Luigi è già impegnato, con la cena che tutte le sere i volontari dell’oratorio preparavano per i volontari del festival. Volontari per altri volontari. Una cosa molto bella. E al proposito mi piace ricordare Giancarlo “Caglio” Cagliani che in queste sere, nelle passate edizioni del festival, era protagonista . Ci è mancato molto, anche se Donatella Turba e i suoi volontari sono stati bravissimi. Anche a loro e a chi veniva da Roma è mancato tanto».

Il momento migliore del festival? Non ce n’è uno solo per don Davide: «Il pianoforte di Boosta Di Leo, leader dei Subsonica, è una testimonianza. Nicoletta Romanov ha proposto un racconto di vita; Mario Martone con tre interventi ha parlato di sé, del cinema, e ha dialogato con il pubblico. Domenica mattina la gente sotto il sole ad aspettare il momento con Mentana e gli altri ospiti a parlare di Papi, e dell’immagine che di venta memoria. Ecco, la cosa più bella è stata la gente che si ferma, aspetta questi protagonisti del cinema e della comunicazione e loro che si fermano a parlare con la gente».

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