«Manzoni e missultin? Il futuro di Lecco deve partire da cultura e tradizione. Non fermarsi»

Dibattito in piazza XX Settembre sul futuro della città nell’ambito del Lecco film fest

Lecco

Lecco deve partire da basi come “Manzoni, vergella e misultin” - secondo quanto dichiarato dal sindaco Mauro Gattinoni - oppure “Manzoni e misultin” rischiano di diventare un cliché che può intrappolare un intero territorio, come sostenuto dal pittore Velasco Vitali? Il tempo di discuterne non c’è stato perché il dibattito “Lecco 2025, imprese, istituzioni, cultura e comunità per ridisegnare l’identità del territorio” fondamentalmente un dibattito non è stato, visto che del dibattito è mancata proprio la sua anima più pura, ossia il confronto tra diverse opinioni. Quella che è andata in scena in piazza XX settembre ieri alle 17.15 è stata sostanzialmente una chiacchierata - anche per il tempo ristretto a disposizione, circa quaranta minuti in totale - a cui a ognuno degli ospiti è stata posta una domanda specifica.

Sul palco erano presenti il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Marco Campanari, il presidente Fondazione Ente dello Spettacolo mons. Davide Milani, il presidente di Fondazione Comunitaria del Lecchese Maria Grazia Nasazzi, il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, il prevosto mons. Bortolo Uberti e il pittore Velasco Vitali. A moderare l’incontro il giornalista Pedro Armocida, presidente dell’Associazione Festival Italiani di Cinema. La base di partenza non poteva che essere il Lecco Film Festival e il suo claim, “Questi tempi memorabili”, spunto preso da Don Davide Milani per il suo intervento.

«Ognuno ha i suoi motivi per dire che questi tempi non siano memorabili - dichiara - dalla crisi climatica alla guerra, passando dalle questioni personali. Ragionando così cadiamo nella logica dell’instantanea, e non è corretto. Il Festival senza comunità non avrebbe senso perché è voluto da voi che la popolate, dai volontari; questo Festival o si fa qua oppure perse il suo senso, promuove il territorio nel senso etimologico del termine, “pro-muovere”, serve a far muovere le persone che qui abitano e anche gli ospiti che arrivano parlano sempre di esperienza unica». La domanda che tutti si pongono è se con la cultura ci si guadagni. Secondo il moderatore Armagni, da uno studio fatto anni fa, per ogni evento culturale ogni euro investito ne produce 2.5. Interessante l’intervento del sindaco Gattinoni, che ha parlato di “reti corte” e “reti lunghe”.

«A me interessano le reti corte, le reti di comunità. A breve riapriremo il teatro, chiuso dal 2017, stiamo rifacendo villa Manzoni e creando un polo culturale alla Piccola. Vogliamo costruire una rete con cinquanta associazioni per creare un miglior ecosistema culturale. A Lecco abbiamo tre cose: Manzoni, la vergella - intesa come “cultura del lavoro” - e i misultin, qualcosa che trovi solo qui. Le reti lunghe come questo Festival, ma anche i successi sportivi, danno un’identità nazionale e internazionale alla città, come il futuro ritorno del “Nameless” dopo quasi dieci anni, che porta un indotto di circa 11 milioni di euro. La cultura rende, ma deve giovare alla crescita delle reti corte, altrimenti cosa ci resta?». Interessante il punti di vista di don Bortolo Uberti, che ha raccolto il testimone da don Davide. «La memoria non consiste solo nel conservare, ma va anche costruita. Siamo in un periodo di cambiamento in cui non possiamo aggrapparci a quello che c’era prima, ma vogliamo approdare da un’altra parte». L’altra parte è quella che ha segnalato - dopo aver descritto lo spunto dell’immagine del Festival 2025 - il pittore Velasco Vitali, precisando di non cercare la polemica. «Dobbiamo fare attenzione che “misultin e Manzoni” non diventino cliché, dobbiamo pensare al futuro».

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