Gara clandestina mortale, chiesto il rinvio a giudizio per un 20enne di Casatenovo

Tre richieste di rinvio a giudizio e una archiviazione per la gara clandestina in cui perse la vita un sedicenne nella zona industriale di Biassono

Casatenovo

Tre richieste di rinvio a giudizio e una di archiviazione per il motoraduno del 12 marzo 2023, in cui morì un ragazzo di 16 anni. Tra i destinatari dell’atto formalizzato dalla procura di Monza, c’è anche un ventenne di Casatenovo, che prese parte al tragico “sparino” lungo un rettilineo nella zona industriale di Biassono, in Brianza, durante il quale perse la vita il giovane Cristian Donzello.

Quel giorno, oltre un centinaio di persone si era trovato per un raduno non autorizzato di amanti della velocità a due e quattro ruote. La tragedia, ripresa dai telefonini dei presenti e riproposta drammaticamente sul web, dove circolarono le immagini dell’incidente.

Gli inquirenti contestano i reati di «organizzazione di gara clandestina» e quello di omicidio stradale per il solo automobilista contro cui andò a schiantarsi il sedicenne.

Gli imputati sono tre (a cui vanno aggiunti altri due minorenni), uno dei quali residente a Casate, con origini straniere. Quest’ultimo, che all’epoca della tragedia aveva 18 anni, era uno dei tre biker lanciati a gran velocità. Guidava la sua Husquvarna sul rettilineo di via Friuli con altri due giovanissimi, in sella ai loro 125 (uno di loro era la vittima, che montava su un Tm Racing enduro, il terzo, invece, un minorenne).

Il processo, con udienza preliminare fissata a marzo 2026 davanti alla gup Angela Colella, riguarda il ventenne casatese, il ragazzo ventiduenne che, secondo la procura, avrebbe materialmente «organizzato il raduno di motoamatori» e l’automobilista coinvolto nell’incidente.

Chiesta l’archiviazione per uno dei due giovani che hanno «elaborato la locandina inoltrandola in diversi social network e gruppi dedicati» (l’altro “divulgatore” è un minorenne). Il pm Michele Trianni sostiene la violazione del codice della strada nella parte in cui punisce chi organizza e prende parte a «competizioni non autorizzate in velocità, con veicoli a motore». La norma, nel caso in cui dallo svolgimento della «competizione» derivi la morte di qualcuno, prevede pene da un minimo di 6 a un massimo di 12 anni di reclusione, che possono aumentare a 13, visto che la vittima (e un altro dei tre partecipanti) non aveva ancora compiuto 18 anni. Nelle accuse della procura, viene anche indicata la circostanza di essersi dotati di «apparati di registrazione audio e video mobili», allo scopo di «riprendere le fasi salienti» della giornata, che non era la prima organizzata (senza autorizzazioni) in quella strada. La voce era stata diffusa attraverso canali social non aperti a tutti, vista la natura non ufficiale della manifestazione. Gli smartphone del pubblico avevano ripreso i momenti salienti del dramma. Un filmato terribile, diffuso in Rete, nel quale si vedeva Donzello e gli altri due che percorrono via Friuli spingendo al massimo sull’acceleratore. Il sedicenne era andato a impattare su una Volkswagen Polo condotta da un giovane di Seregno che stava svoltando verso sinistra, per parcheggiare il proprio mezzo. Il giovane biker si era scontrato contro la fiancata laterale. Il suo corpo era stato sbalzato per metri. Donzello, monzese, era morto dopo il trasporto al Niguarda di Milano.

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