
Cronaca / Merate e Casatese
Martedì 19 Agosto 2025
«Nuovo ponte di Paderno: dalla Regione un progetto irrazionale»
Dura presa di posizione del comitato civico: «Non si può costruire un nuovo viadotto. Il manufatto storico va tutelato insieme al paesaggio»
Il dibattito pubblico sul futuro del Ponte San Michele si avvia alla conclusione, ma la discussione non si spegne. Anzi, le parole dell’assessore regionale alle Opere pubbliche Claudia Terzi, che ha rilanciato la cosiddetta “soluzione 1” – un nuovo ponte ferroviario e viario da affiancare allo storico manufatto ottocentesco – hanno riacceso le preoccupazioni di cittadini e amministrazioni locali.
Il comitato Cittadini Ponti di Robbiate, Verderio e Paderno denuncia con fermezza la scelta della Regione, definendola “distruttiva e irrazionale”. Per i cittadini organizzati attorno al Comitato, quella prospettata non è un’opera a servizio della comunità, ma una minaccia diretta alla qualità della vita e al paesaggio che caratterizza il territorio. Le immagini simulate del “nuovo” ponte parlano da sole: un colosso di cemento e acciaio che incomberebbe a ridosso dell’iconico San Michele, cancellandone di fatto la prospettiva storica e naturale.
La voce del Comitato: “Nessun manufatto accanto al ponte storico”
Il Comitato ribadisce un punto fermo: a ridosso o accanto al Ponte San Michele non deve essere costruito alcun nuovo manufatto. Invece di condannare all’isolamento il manufatto ottocentesco, esso va recuperato e valorizzato come infrastruttura per una mobilità locale sostenibile, secondo progetti già previsti ma mai portati a compimento.
La denuncia è chiara: abbandonare a se stessa un’opera storica come il San Michele, senza manutenzioni costanti e senza una reale strategia di valorizzazione, è un errore imperdonabile. Oggi, paradossalmente, il suo valore paesaggistico e simbolico rischia di essere compromesso proprio da chi dovrebbe tutelarlo.
La posizione di AVS: “Impatto paesaggistico inaccettabile”
Alla mobilitazione dei cittadini si è unita anche Alleanza Verdi e Sinistra Lecco, che ha espresso apertamente il proprio sostegno alle istanze del Comitato e dei sindaci del territorio
Il movimento non condivide la scelta di Regione Lombardia di insistere su un progetto “che presenta più rischi che benefici”. Le preoccupazioni riguardano l’impatto paesaggistico e l’oscuramento del ponte storico, l’aumento del traffico pesante nei centri abitati con conseguente inquinamento, il consumo di suolo in aree pregiate, gli espropri e le demolizioni di abitazioni e attività economiche. A ciò si aggiunge il timore che il Ponte San Michele venga progressivamente dismesso senza garanzie di manutenzione, riducendo un bene monumentale a rudere.
AVS denuncia come inaccettabile il paradosso di una Regione che, mentre destina miliardi al ponte sullo Stretto di Messina, sceglie qui la soluzione “peggiore solo perché più economica”. E avverte: senza un cambio di rotta, questo progetto rischia di diventare l’ennesimo disastro, da aggiungere alla Lecco-Bergamo incompiuta e al fallimento della Pedemontana.
La proposta di AVS converge con quella del comitato Cittadini Ponti: recuperare e rinnovare il Ponte San Michele attraverso la riqualificazione già predisposta, garantendone la vita utile per altri 50 anni; mantenere la Gronda Nord-Est sul tracciato CIPE 2005 per alleggerire la pressione ferroviaria sull’area; realizzare un nuovo ponte stradale a sud, lontano dai centri abitati e integrato con la viabilità principale.
Un fronte comune per il territorio
Il comitato Cittadini Ponti e Alleanza Verdi Sinistra chiedono che si apra finalmente un progetto condiviso, capace di ascoltare cittadini, comitati e amministratori. Un progetto che metta al centro il recupero del patrimonio storico e paesaggistico, invece di sacrificarlo in nome di scelte calate dall’alto.
«La Regione non può cancellare con un tratto di penna il lavoro di chi ha proposto soluzioni meno impattanti e più trasparenti – denunciano i portavoce del Comitato. – Con questa operazione irrazionale e prepotente non si elimina solo una riga sulla carta, ma si cancella la fisionomia stessa del territorio, la sua vocazione ambientale e il suo carattere di buona abitabilità».
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