Cronaca / Oggiono e Brianza
Domenica 16 Novembre 2025
Bosisio Parini: Medea, quarant’anni di ricerca
L’istituto della Nostra Famiglia si occupa di psicopatologia e neuro-riabilitazione pediatrica. Nella struttura lecchese lavorano 110 professionisti impegnati in 180 sperimentazioni negli ultimi anni
Bosisio Parini
L’Irccs Medea festeggia 40 anni di attività, un percorso lungo e articolato che ha trasformato la ricerca in riabilitazione pediatrica, settore tradizionalmente poco considerato. La direttrice scientifica Maria Teresa Bassi ricorda come questi istituti, gli Irccs, siano diventati «un mondo complesso, sicuramente molto articolato ed eterogeneo, tanto è vero che il Ministero, per mettere ordine in questa eterogeneità, ha dovuto fare una legge di riforma ad hoc, la legge 200 del 2022». Negli anni iniziali, spiega Bassi, «l’evoluzione degli Irccs è stata abbastanza lenta, nei primi venti anni. Questo non vuol dire che non siano stati fatti progressi, ma le cose andavano con gradualità».
«Qui operano medici, psicologi biologi, terapisti biotecnologi e ingegneri»
Grande accelerazione
A partire dal 2020 circa, però, c’è stata un’accelerazione: il numero degli Irccs è cresciuto e si è ampliata l’eterogeneità delle attività, con particolare attenzione al lavoro in rete, non solo tra Irccs, ma anche con università, altri istituti di ricerca e aziende. Il trasferimento tecnologico è diventato una parte centrale della missione: «Fare trasferimento tecnologico in teoria significa portare il più possibile i risultati della ricerca al letto del paziente – precisa Bassi – ma significa anche creare contatti con imprese e industria, con esigenze differenti da quelle di un Irccs no profit come il nostro».
Oggi gli Irccs in Italia sono 54, sei dei quali dedicati alla riabilitazione; l’Istituto Medea è l’unico quasi esclusivamente focalizzato sull’età pediatrica. «Il marchio Irccs è diventato appetibile – osserva Bassi – ma la ricerca in riabilitazione resta la “cenerentola”, soprattutto in ambito pediatrico, dove il ministero fa fatica a comprendere le specificità della disciplina». L’Istituto Medea si confronta quindi con sé stesso per stabilire standard e modelli di riferimento nella riabilitazione pediatrica.
Le collaborazioni con le università hanno permesso di attrarre fondi e talenti
La struttura conta circa 110 ricercatori, con 160-180 ricerche attive negli ultimi anni, tra sperimentazioni farmacologiche, con device, osservazionali e precliniche. Bassi sottolinea l’importanza della ricerca preclinica: «È la base della ricerca clinica, senza la quale difficilmente si riesce a condurre una sperimentazione».
L’attività si concentra su due grandi filoni clinici: la psicopatologia e la neuro-riabilitazione, quest’ultima orientata a patologie neurologiche e neuropsichiatriche pediatriche, incluse quelle rare di origine genetica.
Lo studio delle patologie rare implica un’attenzione particolare alla ricerca preclinica, inclusa l’identificazione di biomarcatori genetici, biologici, di imaging o neurofisiologici, per personalizzare interventi riabilitativi e testare nuove terapie. «Il contatto con le associazioni dei pazienti è fondamentale – spiega Bassi – perché permette di tradurre risultati scientifici in benefici concreti, anche se i tempi di ricerca sono lunghi».
La multidisciplinarità è un pilastro della riabilitazione pediatrica moderna: «All’interno di Medea operano medici, psicologi, biologi, biotecnologi, terapisti e ingegneri – continua Bassi – che devono sforzarsi di comprendere la lingua degli altri». L’istituto favorisce inoltre collaborazioni strutturate con università e piattaforme accademiche, tra cui Politecnico di Milano, Università Cattolica, Pavia, Udine, Padova e Torino, ampliando le opportunità di ricerca e finanziamento, nazionale e internazionale.
Questa strategia ha reso l’Irccs Medea un centro in grado di attrarre fondi e talenti, migliorando la qualità scientifica e favorendo l’internazionalizzazione. «La multidisciplinarità e le collaborazioni con l’università – conclude Bassi – sono complesse, onerose, ma essenziali per sviluppare una riabilitazione moderna, centrata sul paziente e sul caregiver, con una visione integrata che differenzia il lavoro pediatrico da quello dell’adulto».
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