Consorzio Premax, allarme dazi USA: «Situazione devastante, incertezza peggiore dei numeri»

Il direttore del Consorzio Premax di Premana, Giovanni Gianola, denuncia l’impatto dei dazi USA annunciati da Trump: «Esportiamo il 90% della produzione, un terzo negli Stati Uniti. L’incertezza sta già alterando il mercato. Siamo sotto attacco da ogni parte»

Premana

«Per noi l’incertezza è l’aspetto peggiore. Al netto della percentuale di dazi che sarà definita dagli Usa, e che evidentemente di per sé è un problema, l’incertezza che grava ora sulle negoziazioni in corso fa sì che i nostri clienti ci stiano anticipando ordini per limitare almeno parzialmente l’impatto di nuove tariffe. Ma è evidente che si tratti di un tampone temporaneo», afferma Giovanni Gianola, direttore del Consorzio Premax di Premana che associa 39 forbiciai e coltellai per una produzione made in Italy di alta gamma.

Premax ha un mercato rilevante negli Stati Uniti, dove esprota soprattutto forbici per uso professionale di alta qualità destinate alle attività tessili industriali e professionali. Con un fatturato annuo complessivo di circa 6 milioni di euro, Premax esporta negli Usa per un valore di circa un milione di euro e l’ipotesi di dazi annunciati dal presidente statunitense Donald Trump al 30% a partire dall’1 agosto (salvo migliori esiti dalle trattative) viene considerata “devastante” da Gianola.

Premax esporta nel mondo oltre il 90% della produzione, perciò a preoccupare non sono solo gli effetti diretti dei dazi per le merci dirette negli Stati Uniti bensì anche gli effetti che i dazi statunitensi provocano anche sugli altri mercati, con ricadute a catena nelle relazioni commerciali.

«Diversi nostri grandi clienti, tipicamente europei e in particolare tedeschi, a loro volta esportano negli Stati Uniti – afferma Gianola -, in una catena di riflesso preoccupante che stiamo percependo ma su cui non siamo in grado di dare quantificazioni. E’ un effetto reale. La minaccia dei dazi si unisce a quanto abbiamo perso con il mercato russo, che per noi era importante sebbene avesse una quota minore rispetto a quello degli Stati Uniti. Siamo decisamente molto preoccupati».

Ora le imprese del consorzio sono dunque impegnate in una corsa contro il tempo per anticipare il più possibile le consegne rispetto alla data dell’1agosto, come richiesto da diversi clienti statunitensi. «Stiamo spedendo quanto ci viene richiesto e che abbiamo a magazzino per fare arrivare nell’area doganale di destinazione la merce in tempo utile. Ciò sta già accadendo da circa due mesi proprio come effetto dell’alternanza della minaccia dei dazi e delle informazioni incerte. Ora, su alcuni casi specifici molto particolari stiamo spedendo per via aerea in modo che in meno di due settimane le merci possano essere ritirate dai clienti, ma è evidente quanto ciò sia una situazione di breve respiro che non dà alcuna soluzione al problema».

Secondo Gianola i clienti statunitensi in base al valore dei dazi nei diversi Paesi probabilmente decideranno se spostare gli acquisti dall’Europa, dall’Italia, da Premax o dalla Cina a favore di altri Paesi concorrenti: «Non è sempre facile farlo, date le tipologie particolari di produzione che non si trovano indifferentemente ovunque. Siamo sotto attacco da ogni parte. Ora con i nostri commerciali stiamo definendo nuovi budget per fiere su nuovi mercati nel prossimo semestre e per il 2026, per riequilibrare la geografia dei nostri clienti nel mondo. Ma la soluzione non arriverà rapidamente, sono processi lunghi. Ora confidiamo nelle trattative fra Europa e Stati Uniti, considerando che il metodo adottato da Trump è quello del giocatore d’azzardo».

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