Ballottaggio al 40%: la legge «terremoto» sul voto lecchese

Il disegno di legge potrebbe cambiare radicalmente i rapporti di forza politici a Lecco, in vista delle Comunali della prossima primavera

Lecco

Un voto in Parlamento che potrebbe cambiare radicalmente i rapporti di forza politici a Lecco, in vista delle Comunali della prossima primavera. E, soprattutto, porre variabili completamente diverse rispetto alle alleanze, alle regole d’ingaggio del ballottaggio e alla tenuta di una possibile terza lista centrista alla quale ormai, voci di corridoio confermano, si lavora da diverse settimane.

È infatti partito nei giorni scorsi in commissione Affari Costituzionali al Senato l’esame del disegno di legge per la modifica del sistema di voto nei Comuni. La proposta in questione, nello specifico, è stata firmata dai capigruppo dei quattro partiti di centrodestra e punta a ridurre i casi di ballottaggio nei comuni superiori ai 15mila abitanti. Per essere eletti al primo turno, infatti, basterebbe ottenere il 40% dei voti validi, invece dell’attuale 50%. Tanto per chiarire con un esempio pratico. Nel caso delle comunali di Lecco del 2020, Peppino Ciresa e il centrodestra avrebbero vinto al primo turno con il 48% dei voti (che, al contrario, aveva allora rinviato lo scontro decisivo al secondo turno), 6 in più di Gattinoni e del centrosinistra.

Per capire la portata del cambiamento, occorre ribadire le regole del gioco nei Comuni. Dove, tradizionalmente, è assai raro che si sfidino due soli candidati uno contro l’altro. Proprio per questa ragione, è sufficiente una terza lista al 6% (nel 2020 era stata, ad esempio, Appello per Lecco), civica o meno, per rimandare l’elezione del sindaco al ballottaggio. Turno nel quale, tuttavia, entrano in gioco dinamiche totalmente nuove: alleanze formali con cessioni di quote di maggioranza consigliare, appelli incrociati a votare uno dei due candidati al ballottaggio, pacchetti di voti che si spostano verso una o l’altra coalizione. Se il disegno di legge entrasse in vigore, ciò non avverrebbe più. Almeno non con l’attuale assetto politico a Lecco, in parte confermato da un recente sondaggio commissionato dal centrodestra che vede Gattinoni sostanzialmente appaiato a quasi tutti i possibili sfidanti. Un vero terremoto per la politica lecchese, sia in campo riformista, sia dentro il centrodestra. È noto, per esempio, che sia in fase di gestazione una lista centrista. Ad animare il progetto ci sarebbero Corrado Valsecchi, capogruppo di Appello per Lecco, e Francesca Bonacina, ex presidente del consiglio comunale che aveva salutato la maggioranza dopo lo stop al progetto per il nuovo comune in via Marco d’Oggiono. Ci sarebbe l’interesse di Giovanni Tagliaferri e Clara Fusi, anch’essi fuoriusciti dalla maggioranza. Fusi e Bonacina hanno entrambe fatto parte della giunta guidata dall’ex sindaco Virginio Brivio, oggi animatore di Comunità democratica con Mauro Frigerio, ex presidente di Linee Lecco. Intorno al progetto starebbero però convergendo diversi volti nuovi. In questo senso, spicca l’attivismo di Azione, che nelle scorse settimane ha promosso alcuni gazebo in centro e un sondaggio tra i cittadini, mentre più incerta sarebbe per ora la posizione di un’Italia Viva oggi guidata a livello provinciale da Andrea Frigerio, consigliere di maggioranza a palazzo Bovara. In ogni caso, il Pd si starebbe muovendo attivamente per chiudere le falle e non perdere consensi. Stesso discorso in casa centrodestra, dove i latenti conflitti tra le tre forze principali - Lega, FdI e Forza Italia – avevano in parte portato qualche “colonnello” a carezzare l’idea di una corsa in solitaria per misurare le rispettive forze e riunirsi poi al ballottaggio. Al contrario, ora non sarebbero pochi gli uomini chiave di centrodestra decisi a trovare la quadra su uno dei nomi in gioco (Filippo Boscagli, Emilio Minuzzo, Cinzia Bettega, considerata la rinuncia di Mauro Piazza) e provare poi a catalizzare qualche sigla ed esperienza centrista. Insomma, la nuova soglia del 40% avrebbe il ruolo che per alcuni anni ha avuto il famigerato “golden goal” nelle finalissime di calcio: blindare le squadre, renderle corte e strette per chiudere tutti i varchi e rischiare il meno possibile. Un bipolarismo in salsa lecchese che è ancora tutto da parametrare.

Un voto in Parlamento che potrebbe cambiare radicalmente i rapporti di forza politici a Lecco, in vista delle Comunali della prossima primavera. E, soprattutto, porre variabili completamente diverse rispetto alle alleanze, alle regole d’ingaggio del ballottaggio e alla tenuta di una possibile terza lista centrista alla quale ormai, voci di corridoio confermano, si lavora da diverse settimane.

È infatti partito nei giorni scorsi in commissione Affari Costituzionali al Senato l’esame del disegno di legge per la modifica del sistema di voto nei Comuni. La proposta in questione, nello specifico, è stata firmata dai capigruppo dei quattro partiti di centrodestra e punta a ridurre i casi di ballottaggio nei comuni superiori ai 15mila abitanti. Per essere eletti al primo turno, infatti, basterebbe ottenere il 40% dei voti validi, invece dell’attuale 50%. Tanto per chiarire con un esempio pratico. Nel caso delle comunali di Lecco del 2020, Peppino Ciresa e il centrodestra avrebbero vinto al primo turno con il 48% dei voti (che, al contrario, aveva allora rinviato lo scontro decisivo al secondo turno), 6 in più di Gattinoni e del centrosinistra.

Per capire la portata del cambiamento, occorre ribadire le regole del gioco nei Comuni. Dove, tradizionalmente, è assai raro che si sfidino due soli candidati uno contro l’altro. Proprio per questa ragione, è sufficiente una terza lista al 6% (nel 2020 era stata, ad esempio, Appello per Lecco), civica o meno, per rimandare l’elezione del sindaco al ballottaggio. Turno nel quale, tuttavia, entrano in gioco dinamiche totalmente nuove: alleanze formali con cessioni di quote di maggioranza consigliare, appelli incrociati a votare uno dei due candidati al ballottaggio, pacchetti di voti che si spostano verso una o l’altra coalizione. Se il disegno di legge entrasse in vigore, ciò non avverrebbe più. Almeno non con l’attuale assetto politico a Lecco, in parte confermato da un recente sondaggio commissionato dal centrodestra che vede Gattinoni sostanzialmente appaiato a quasi tutti i possibili sfidanti. Un vero terremoto per la politica lecchese, sia in campo riformista, sia dentro il centrodestra. È noto, per esempio, che sia in fase di gestazione una lista centrista. Ad animare il progetto ci sarebbero Corrado Valsecchi, capogruppo di Appello per Lecco, e Francesca Bonacina, ex presidente del consiglio comunale che aveva salutato la maggioranza dopo lo stop al progetto per il nuovo comune in via Marco d’Oggiono. Ci sarebbe l’interesse di Giovanni Tagliaferri e Clara Fusi, anch’essi fuoriusciti dalla maggioranza. Fusi e Bonacina hanno entrambe fatto parte della giunta guidata dall’ex sindaco Virginio Brivio, oggi animatore di Comunità democratica con Mauro Frigerio, ex presidente di Linee Lecco. Intorno al progetto starebbero però convergendo diversi volti nuovi. In questo senso, spicca l’attivismo di Azione, che nelle scorse settimane ha promosso alcuni gazebo in centro e un sondaggio tra i cittadini, mentre più incerta sarebbe per ora la posizione di un’Italia Viva oggi guidata a livello provinciale da Andrea Frigerio, consigliere di maggioranza a palazzo Bovara. In ogni caso, il Pd si starebbe muovendo attivamente per chiudere le falle e non perdere consensi. Stesso discorso in casa centrodestra, dove i latenti conflitti tra le tre forze principali - Lega, FdI e Forza Italia – avevano in parte portato qualche “colonnello” a carezzare l’idea di una corsa in solitaria per misurare le rispettive forze e riunirsi poi al ballottaggio. Al contrario, ora non sarebbero pochi gli uomini chiave di centrodestra decisi a trovare la quadra su uno dei nomi in gioco (Filippo Boscagli, Emilio Minuzzo, Cinzia Bettega, considerata la rinuncia di Mauro Piazza) e provare poi a catalizzare qualche sigla ed esperienza centrista. Insomma, la nuova soglia del 40% avrebbe il ruolo che per alcuni anni ha avuto il famigerato “golden goal” nelle finalissime di calcio: blindare le squadre, renderle corte e strette per chiudere tutti i varchi e rischiare il meno possibile. Un bipolarismo in salsa lecchese che è ancora tutto da parametrare.

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