Lecco, bambina con due mamme: nuova richiesta di riconoscimento

Dopo la sentenza della Consulta continua l’iter burocratico per la coppia omogenitoriale. Il caso è stato portato alla luce dal sindaco Mauro Gattinoni sul palco del Pride

Lecco

«A giorni le due madri presenteranno una nuova richiesta di riconoscimento». Maria Grazia Sangalli è un avvocato ed è stata per vent’anni presidente di Rete Lenford, un’associazione di avvocati attivi contro la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere. Insieme alle colleghe Valentina Pontillo e Susanna Lollini, l’avvocato Sangalli segue il caso delle due madri portato alla luce dal sindaco di Lecco Mauro Gattinoni sul palco del Pride la scorsa settimana.

«Sono arrivate queste due mamme con una carrozzina – ha spiegato il primo cittadino – e dentro c’era Chiara (nome di fantasia, ndr). L’ufficiale di stato civile del Comune, non essendoci una legge, non voleva mettere una firma. Dopo essermi confrontato con i componenti della giunta ho deciso di firmare io il registro e dire che Chiara aveva due mamme». L’episodio è avvenuto all’inizio della legislatura, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Mentre il sindaco parlava, le due madri erano presenti in piazza Garibaldi. «Non c’era una legge allora – ha aggiunto Gattinoni – così come non c’era una legge oggi che disciplina questo aspetto. È assurdo che resti il dovere della coscienza di un sindaco a decidere se quel bambino può avere una o due mamme. La storia però non è finita qui. Poiché non vivevano a Lecco, le due mamme hanno dovuto trascrivere quell’atto nel loro comune di residenza. Quel sindaco non ha trascritto il mio atto ma ha denunciato me e quelle mamme per un illecito».

Nelle ultime ore è emerso che il riferimento del sindaco era al Comune di Lierna. In ogni caso, la sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere il proprio figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita legittimamente praticata all’estero risolve il problema alla radice. «È una rivoluzione. – sottolinea l’avvocato Sangalli – Secondo l’interpretazione della Corte, il vincolo genitoriale sorge all’assunzione dell’atto di responsabilità che si ha quando le due donne firmano il consenso informato per la procreazione medicalmente assistita e da questo viene fatto discendere lo status di figlio. L’ufficiale di stato civile deve prendere atto del consenso espresso da entrambe le donne e annotarlo nel registro. Questo accade nel Comune in cui la bambina è nata. Dopodiché il riconoscimento viene trasmesso al Comune di residenza per annotazione».

Il pronunciamento della Consulta, spesso chiamata a colmare le lacune del Parlamento, è chiaro e in teoria inaggirabile. «Comuni come Venezia, Lecce e Milano – conclude Sangalli –. hanno già avviato i riconoscimenti. Altri ufficiali di Stato civile, sbagliando dal mio punto di vista, hanno assunto un atteggiamento più attendista nell’attesa della circolare del ministero dell’Interno, che ancora non è arrivata».

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