Osnago, il degrado delle palazzine Aler: inquilini esasperati e Comune impotente

Erba alta, cancello rotto, muri scrostati. Le famiglie di via Giotto denunciano l’inerzia dell’ente proprietario e l’inefficacia degli interventi richiesti

Osnago

È una battaglia continua quella che combattono gli inquilini delle palazzine Aler di via Giotto contro il degrado e l’inerzia dell’ente proprietario nel fare gli interventi di manutenzione, anche quelli base. Ci abita una ventina di famiglie, vari anziani, coppie con figli, che devono fare i conti con l’erba che in alcuni casi ha raggiunto l’altezza di un metro e mezzo, se non due, per non parlare del cancello che da anni è rotto, non è dotato di chiusura elettrica con telecomando e resta aperto giorno e notte: un vero invito per ladri ed estranei ad entrare. Per non parlare dei muri scrostati, delle pareti esterne ed interne mai ridipinte, delle piastrelle rotte e appoggiate a caso alla parete, dei cespugli che invadono i balconi, degli alberi che crescono a dismisura e tolgono luce e aria agli appartamenti del piano terra.

«Continuiamo a chiedere interventi, ci vengono promessi ma non arriva nessuno, o se arriva fa le cose a metà – racconta Anna Fallacara, una delle residenti della palazzina – ma noi le spese condominiali le paghiamo regolarmente. Questa situazione purtroppo si trascina da parecchi anni, non è mai cambiata». È stato coinvolto anche il Comune, con gli amministratori che a loro volta hanno contattato l’Aler ma con pochi risultati, visto lo stato di semi abbandono in cui versano le palazzine. Sono state realizzate parecchi anni fa assieme a quelle davanti, le cui buone condizioni fanno un penoso contrasto con quelle di proprietà dell’Aler. Siepi tagliate e regolate, erba bassa, cancelli chiusi, facciate in ordine. Il primo impatto entrando nel cortile delle palazzine Aler al civico 4/2 di via Giotto è di abbandono: il cancello è aperto e chiunque può metterci piede. «Entra chiunque, anche chi non ha nulla a che fare con il palazzo, non parliamo poi dei ladri», aggiunge Anna Fallacara.

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